Melilli, un paese dove storia e natura donano un’immagine di grande suggestione

Caratterizzato da un clima mediterraneo Melilli, nel siracusano, vanta sul proprio territorio la presenza di corsi d’acqua che hanno contribuito nei secoli all’insediamento di numerose popolazioni. Il nome della cittadina sembrerebbe derivare da melum (melo) rimandando così all’esuberante presenza di pometi, tanto che anche oggi, portato dal vento durante la buona stagione, il profumo dei diversi alberi da frutto inebria l’aria accogliendo per primo chi vi arriva

l territorio comunale è tra i più estesi della provincia, anche se dal XIX secolo Melilli visse la sottrazione del feudo di San Cusumano a favore della città di Augusta e quello fu solo l’inizio di una lunga serie. Nonostante diversi eventi storici ed equilibri politici non sempre facili Melilli, pur diminuito territorialmente rispetto alle dimensioni originarie rimane, ancora oggi, tra i centri più aperti, visitati e apprezzati della zona per le sue bellezze storiche, archeologiche, paesaggistiche e naturalistiche.
Il territorio è ricco di grotte naturali – una cinquantina quelle catalogate dal Centro speleologico etneo – scavate nei millenni dai corsi d’acqua delle “cave” dei monti Iblei, le strette valli fluviali dalle pareti arditamente scoscese.
Una tra le più note è la Pirrera di Sant’Antonio, posta sotto il centro abitato. La sua volta di 26 metri d’altezza fa da soffitto ad un dedalo di corridoi che rendono la grotta simile ad una vera e propria città sotterranea. La Palombara è invece una cavità fossile, mentre l’ingresso alla Riserva naturale integrale si presenta come una sorta di voragine in cui è possibile addentrarsi solo con l’uso di attrezzatura tecnica.

L’industrializzazione del territorio

Nello scorso secolo, a partire dal dopoguerra, le tante industrie sorte lungo la fascia costiera hanno modificato lo sfondo paesaggistico portando un grande benessere economico e con esso le prime significative problematiche d’inquinamento ambientale. In questi anni, tuttavia, vi è da parte dell’Amministrazione comunale e dell’intera cittadinanza un impegno costante e un’accresciuta sensibilità alla salvaguardia dell’ambiente.
Nel paese, in piazza San Sebastiano, sorge l’opera architettonica più apprezzata di Melilli: la Basilica dedicata al Santo. L’edificio fu ricostruito dopo il terremoto del 1693 che lo distrusse quasi completamente preservando solo la cappella con l’immagine di Sebastiano.
La facciata della chiesa, adornata di capitelli corinzi, colonnine e cornici presenta tre portali in bronzo di raffinata fattura. Sul portale centrale è raffigurato il martirio del Santo.
La chiesa è uno scrigno di opere d’arte a partire dai dipinti di grandi nomi del Settecento siciliano. La superficie inferiore della copertura della chiesa raffigura la gloria di San Sebastiano con un mirabile dipinto realizzato da Olivio Sozzi (1690-1765), dove il martire in preghiera viene onorato dagli angeli che portano la corona del patimento, l’elmo e l’arco con le frecce, in direzione dell’immagine della Vergine Maria che, a sua volta, contempla la Santissima Trinità.
Alcuni manoscritti della “Passio”, a partire dall’850 d.C. attestano che Sebastiano nacque e crebbe a Milano, da padre originario di Narbona (Francia meridionale), da madre lombarda e fu educato alla fede cristiana. I vari documenti storici concordano nel dire che Sebastiano si trasferì a Roma e intraprese la carriera militare fino a diventare tribuno della prima coorte della guardia imperiale, i pretoriani. Stimato per la sua lealtà e per la vivace intelligenza dagli imperatori Massimiano e Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano, aiutò i fedeli incarcerati, curando la sepoltura dei defunti e riuscendo a convertire sia militari che nobili della corte in cui venne introdotto da Castulo, domestico della famiglia imperiale, che poi, a sua volta, morì martire.
La Basilica di San Sebastiano a Melilli è gemellata con quella di Palazzolo Acreide per il comune culto verso questo grande martire cristiano.
Ma da dove deriva la devozione della comunità melillese? Tutto ebbe inizio nel 1414 quando sulla spiaggia di Stentino fu ritrovata una cassa contenente un simulacro di San Sebastiano, scrigno che probabilmente proveniva da una nave naufragata nella baia prospiciente. Diverse persone tentarono senza successo di spostare la cassa poiché estremamente pesante, ma quando alcuni membri della comunità di Melilli s’impegnarono a sollevarla, essa divenne leggerissima e quindi fu portata in processione. Passando davanti ad una cappella raffigurante il Santo il peso diventò nuovamente insostenibile. Ed è proprio in questo luogo che oggi sorge la bella cattedrale dedicata al martire. La festa di San Sebastiano si celebra il 3 e il 4 maggio. Durante tutta la notte che precede la ricorrenza, da tanti comuni limitrofi, a Melilli arrivano i “nuri” che a piedi partono poi da “Santa Cruci” (edicola votiva) con un abito tradizionale disponendosi in un’ordinata fila per raggiungere il santuario.

I sapori del territorio

Non si può visitare Melilli senza provare il “Cudduruni a miliddisa”, una focaccia il cui impasto a base di farina di semola di grano duro viene sapientemente condito con acciughe sott’olio, cipolle, origano, pomodori secchi e caciocavallo. Il “Cudduruni” è una pietanza che veniva preparata per le occasioni di festa, insieme ad altre focacce tipiche come “Scacciate” e “Impanate”, farcite con ingredienti tipici del territorio come bietole selvatiche, salumi, formaggi e pomodori secchi. Questi panificati caratteristici presentano anche la loro variante dolce, nota come “Cassateddi”, anch’essi da non perdere.

Ambiente Magazine

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