Conosciuto come uno dei centri più importanti a livello mondiale per la lavorazione del porfido, Albiano è oggi un paese ricco di biodiversità, che sta scommettendo sul turismo lento e sul recupero di un prodotto, che è un vero fiore all’occhiello: la castagna di Albiano. A questa eccellenza è dedicata una festa d’autunno che prevede anche tour guidati nei castagneti
Albiano, nel cuore della Val di Cembra, è uno dei principali centri della produzione, lavorazione e commercializzazione del porfido, il cosiddetto porfido rosso di Albiano. Questa dura pietra, creatasi 280 milioni di anni fa dall’eruzione di un supervulcano che si estendeva da Merano a Trento, viene estratta dalle cave sulle pendici dei monti Gorsa e Barco, lavorata dalle abili mani dei cavatori locali fino ad arrivare, sotto forma di cubetti e lastre, nelle strade e nelle piazze di tutto il mondo.

Il paese del porfido. Un’attività antica, che si è però sviluppata intensamente solo a partire dal primo dopoguerra, trasformando radicalmente l’economia locale e anche l’aspetto urbano. Il porfido della zona è stato ad esempio sfruttato nel 1975 per pavimentare la centrale Piazza di San Biagio, diventata una mostra permanente
della lavorazione della pietra rossa cembra. Una importante risorsa economica, oggi valorizzata anche in chiave turistica. Ne è un esempio la “Casa Museo Porfido”, un moderno museo nato nel 2011 per raccontare, anche attraverso l’utilizzo della multimedialità, la filiera del porfido: dalla genesi della materia prima, fino ai prodotti finiti che da essa si ricavano. Il museo è anche dotato di una biblioteca e vi vengono organizzati sia laboratori didattici che visite alle cave.
Albiano biodiverso. Ma c’è anche un volto meno noto di Albiano, quello di un paese ricco di biodiversità da scoprire a passo lento, percorrendo sentieri in mezzo alla natura. Partendo dal centro storico di Albiano, si sale verso la montagna e, attraversando boschi di pino silvestre e latifoglie, si raggiunge l’affascinante Lago di Santa Colomba, al confine fra la zona porfirica e l’area calcarea del Calisio con le antiche miniere dei canopi. Il percorso prosegue quindi fino alla piccola area protetta de “Le Grave”, con i suoi sorprendenti pini bonsai, per tornare ad Albiano attraversando ampi prati, boschi misti di abeti, roveri, faggi e castagni.

Il marrone di Albiano. Coltivata da tempo immemorabile e impiegata con grande versatilità nella cucina locale, la castagna di Albiano è stata fino agli anni Sessanta del secolo scorso – lo dimostra l’albero di castagno che campeggia sullo stemma del Comune – il prodotto principe della frutticoltura del territorio. Dopo decenni di abbandono legati in parte all’espandersi dell’attività estrattiva, dai primi anni del Duemila Albiano è tornato a puntare su questa eccellenza attraverso la creazione di un castagneto comunale e il finanziamento di corsi e incentivi economici. Ogni anno alla castagna è anche dedicata una festa d’autunno, la “Castagnada Biana”, che ricorda i tempi in cui le donne di Albiano intrecciavano lunghe ghirlande di castagne e scendevano a Trento per venderle durante le fiere e gli appuntamenti speciali.
Ecomuseo dell’Argentario. L’Ecomuseo nasce nel 2005 dall’impegno della comunità con il supporto dei comuni di Albiano, Civezzano, Fornace e Trento per tutelare e valorizzare un’area naturale con caratteristiche uniche. Il territorio comprende l’Altipiano del Calisio-Argentario ed è percorso da una rete di sentieri di oltre 100 chilometri, ben segnalati e adatti a tutti, dagli sportivi alle famiglie. La rete escursionistica attraversa boschi e torbiere, castagneti e zone votate alla coltivazione della vite.
