SOAVE: borgo fortificato tra natura e vigneti

A pochi passi dal centro di Verona un borgo fortificato sta a guardia di un paesaggio di straordinario impatto emotivo. Si chiama Soave e la DOC che si produce in questo territorio è famosa in tutto il mondo. Un vero e proprio parco del vino da scoprire lentamente, a piedi o pedalando tra i vigneti

Soave è un affascinante borgo medievale a circa venti chilometri da Verona, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e città del vino. Un vino bianco famoso in tutto il mondo che, nel 2016, è stato anche la prima denominazione italiana a diventare “Paesaggio rurale di interesse storico”. Un riconoscimento quasi scontato per un territorio ai piedi dei Monti Lessini di straordinaria bellezza, che regala scorci incantevoli in ogni periodo dell’anno. Ma soprattutto in autunno, quando le fertilissime colline di origine vulcanica attorno a Soave si colorano delle innumerevoli sfumature di giallo e arancione. Una fetta determinante di turisti che arriva nel borgo è attirata dalla notorietà dei vini che si producono in questo areale: il Soave Doc, il Soave Classico Doc, il Soave Superiore Doc e il Recioto di Soave DOCG, da gustare nelle enoteche del centro, ma anche visitando le cantine dei dintorni.


Non solo cantine. Ma sarebbe riduttivo associare questo borgo solo al vino. Soave seduce e conquista il visitatore per l’atmosfera di serenità e armonia del suo abitato, per la storia, le tradizioni e per la dimensione d’altri tempi che si percepisce ad ogni angolo. Il monumento più rappresentativo è l’imponente castello scaligero che con il suo profilo sembra uscito dalla matita di un illustratore. Le sue origini risalgono agli inizi del X secolo, quando fu eretto per proteggere la cittadina dalle invasioni degli Ungheri. Comprende un mastio, 24 torri e una cinta muraria che dalla sommità della collina scende ad abbracciare l’abitato formando tre cortili su diversi livelli e un piccolo cortile pensile. Anticamente solo tre porte si aprivano lungo le mura: Porta Aquila, oggi conosciuta come Porta Bassano a nord, Porta Vicentina a est e Porta Verona, ancora oggi principale via d’accesso alla cittadina riconoscibile per la torre e lo stemma cittadino al centro del varco e gli stemmi scaligeri ai lati. L’edificio religioso più interessante è, invece, il Duomo di San Lorenzo Martire la cui facciata neoclassica ricorda lo stile palladiano. Da segnalare anche il Palazzo di Giustizia in piazza della Loggia costruito nel XIV secolo in appena quattro mesi, il Palazzo Scaligero che oggi ospita il Comune e il suggestivo Parco Zanella.


Le radici agricole. Ma da dove arriva la vocazione agricola che ha reso celebre Soave in tutto il mondo? Già in epoca romana la zona di produzione del Soave era un pagus, ovvero un distretto di campagna noto per la qualità delle sue coltivazioni e per la posizione strategica. La collocazione sulla via Postumia, l’antica strada che attraversava la Pianura Padana unendo Genova ad Aquileia, permise infatti al borgo di divenire un sito militare e commerciale strategico, conosciuto per la presenza di un mercato diventato crocevia straordinario per derrate, animali e prodotti dell’artigianato. Nel XV secolo, Soave entrò a far parte della Repubblica di Venezia, che portò stabilità politica ed economica e promosse lo sviluppo dell’agricoltura, delle arti e dell’artigianato. La Serenissima fece di Soave un mercato franco dove, ai commerci tradizionali, furono affiancati quelli legati alla gelsibachicoltura, alla cerealicoltura e alla frutticoltura. Una vocazione al commercio consolidatasi nell’Ottocento, quando Soave arrivò a ospitare, in alcuni periodi dell’anno, un mercato con migliaia di bovini ed equini. Successivamente, nel 1929, un’altra grande intuizione: celebrare con la Festa dell’Uva il prodotto principe del territorio. Una manifestazione che rimane ancora oggi caposaldo di tutte attività che si svolgono durante l’anno, arricchitasi nel tempo con eventi legati alla vendemmia, alla gastronomia e all’artigianato.

L’origine del nome. Il toponimo sembra derivi dagli Svevi (Suaves), che calarono in Italia con il re longobardo Alboino quando il territorio era già un pagus votato alla coltivazione della vite. Virgilio e Svetonio lodarono questo vino, che era uno dei preferiti dell’imperatore Augusto. Cassiodoro nell’anno Mille raccomandava nelle sue epistole di non far mancare mai alla mensa reale vini veronesi da uve bianche “soavissimi e corposi”, capaci di esprimere “gioviale candidezza e soavità incredibile”.

Ambiente Magazine

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