“Viaggia green nella natura”, guida pratica al turismo eco-sostenibile in tutta sicurezza rispettando davvero l’ambiente

«Turismo eco-sostenibile» cosa significa veramente? È molto di più che raccogliere i rifiuti dopo un picnic o usare uno spazzolino da denti biodegradabile. Dalla scelta dell’alloggio ai mezzi di trasporto, dalla preparazione dei bagagli all’arrivo nel posto che ci ospiterà, dalle attività da fare al rapporto con la natura e gli animali: questa guida racconta tutto quello che c’è da sapere

Negli ultimi anni sempre più persone hanno iniziato a preferire il turismo green. Le preferenze dei viaggiatori sono inevitabilmente al centro degli interessi delle varie professionalità coinvolte direttamente nell’universo turistico, dalle agenzie di viaggio ai tour operator, fino a chi fornisce servizi di consumo.
Non è certo un caso che, soprattutto nell’ultimo decennio, abbiamo assistito a una crescente offerta di pacchetti green fatti su misura per assecondare qualsiasi esigenza di chi voglia viaggiare sostenibile.
A inizio 2020 però, un evento di portata globale ha cambiato (forse irreversibilmente) le nostre vite e le nostre abitudini, anche e soprattutto nel campo del turismo. La pandemia da Covid-19 rappresenterà molto probabilmente uno spartiacque e segnerà la fine di un’era e l’inizio di una nuova per il mondo dei viaggi e non solo.

Questa pandemia, tra i tanti mali, ci ha forse ricordato il nostro ruolo nell’ecosistema e se i ricercatori hanno ragione, quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo non è che una piccola percentuale di quello che vivremo e vivranno i nostri figli a causa dei cambiamenti climatici.
Ma non tutto il male vien per nuocere e se è vero che il turismo è uno dei settori che in tutto il mondo è stato più gravemente svantaggiato e colpito dalla pandemia, è anche vero che il futuro del turismo sarà più sostenibile e sempre meno «di massa più coscienzioso e attento all’ambiente e agli altri»…. Non smetteremo di viaggiare. Lo faremo con più coscienza, più rispetto e più responsabilità.

In che modo l’industria dei viaggi può passare da responsabile
della distruzione di ecosistemi a strumento della loro preservazione?

Il turismo è da sempre uno dei settori più responsabili dell’inquinamento, a causa dei trasporti, dello sfruttamento delle risorse, del consumo di suolo, dell’abuso delle popolazioni locali e della biodiversità. Quando un turista viaggia “spegne il cervello” pensando principalmente al divertimento e al piacere, quasi dimenticandosi dell’impatto che le sue azioni possono avere sull’ambiente, sulle persone e sugli animali. La buona notizia, però, è che questo può cambiare, è cambiato e cambierà…anche grazie alla pandemia da Covid-19.
Come? Semplicemente coltivando semini di consapevolezza, di rispetto e di buon senso. Ora facciamo attenzione a dove mangiamo, a cosa tocchiamo e a chi abbracciamo e secondo gli esperti, queste piccole azioni si trasformeranno sempre di più anche in attenzioni per l’ambiente. “Dove butto la plastica? Quanto inquina questa crociera? Perché questo animale è in gabbia? Dove sono i genitori di questo bambino?” Piccole domande, pensiero critico che stanno iniziando a nascere nella testa e nell’anima dei viaggiatori.
Un viaggio di turismo sostenibile può infatti aiutare popolazioni locali, ecosistemi ed ambiente semplicemente grazie ai fondi portati dai turisti. Le scelte dei turisti possono spostare l’ago della bilancia tra il turismo di massa, dannoso e distruttivo e, invece, un turismo responsabile ed ecologico. Un viaggio fatto bene può sostenere i parchi naturali, proteggere le specie minacciate dal bracconaggio, dare sostegno alle persone del luogo e contribuire all’economia locale.

Quali sono le caratteristiche più importanti di un viaggio green?

Potrei elencarne centinaia. Riassumiamo tutto in: Rispetto!
1) Rispetto delle persone che ci ospitano. Siamo a casa loro. Non sono i nostri schiavi, né cornici per i nostri selfie. Sono persone con la loro cultura e la loro tradizione, la loro religione ed il loro cibo… che si tratti di un viaggio intercontinentale o di una gita fuori porta nella regione a fianco.
2) Rispetto della natura e dell’ambiente. Così come non ci portiamo a casa quello che troviamo nei musei, allo stesso modo dovremmo lasciare anche in natura le cose come le troviamo. Ogni fiore, ogni pigna, ogni conchiglia sono “quadri preziosi” che madre natura ha costruito con un preciso scopo e come abitanti di questo pianeta non dovremmo mai alterare l’equilibrio dell’ecosistema. Portiamo via la plastica dalle spiagge, non la sabbia. Raccogliamo la spazzatura che troviamo nei boschi e lasciamo lì i fiori e le pietre.
Seguiamo i percorsi e non andiamo fuori tracciato. I nostri piedi possono pestare involontariamente piccoli animali, uova, flora e portare via importanti elementi come il muschio, per esempio.
3) Rispetto degli animali, soprattutto quelli selvatici. Anche in questo caso, come per le persone, gli animali non sono lì per le nostre foto da postare sui social né per farci vivere grandi emozioni. Sono lì, nel loro habitat e noi dobbiamo entrare a casa loro in punta dei piedi, come se entrassimo a casa del nostro migliore amico. Evitiamo le strutture ed i tour che ci permettono di interagire con la fauna selvatica. Un animale selvatico, anche se nato in cattività, non è programmato per interagire con l’essere umano; pertanto, ogni forma e tentativo di contatto e interazione con gli animali è un atto egoistico che dovremmo evitare. Così come alimentare la fauna selvatica per il gusto di averla vicino o di effettuare attività e tour non etiche che disturbano gli animali.
Insomma, per vivere e fare un viaggio responsabile dobbiamo uscire dalla visione antropocentrica e iniziare a sentirci parte della natura per davvero, cercando di lasciare un impatto per lo più positivo.

Gli animali sono il tuo campo di lavoro e studio, essendo un’etologa. In che modo fauna selvatica e turismo sono collegati?

Secondo le ultime ricerche, ogni anno più di mezzo milione (mezzo milione!) di animali selvatici vengono sfruttati dall’industria malsana del turismo di massa. Che siano elefanti utilizzati per essere cavalcati o lavati, che siano scimmiette spacciate per orfane per essere coccolate dai volontari, delfini sfruttati per le nuotate o gli spettacoli…insomma, centinaia di migliaia di animali ogni anno subiscono l’impatto negativo di viaggiatori che credono di amare gli animali ma si ritrovano ad essere vittime e carnefici di un turismo fatto proprio sulla pelle di questi animali, per ignoranza o ingenuità. C’è invece un’altra faccia del turismo. Ed è quello sostenibile.
È stato calcolato, infatti, che l’84% delle entrate economiche dei parchi naturali provengono dall’Eco-Turismo e che questo contribuisce al 66% dei fondi per la conservazione delle 360 specie di mammiferi, volatili e anfibi minacciate. L’Eco-Turismo contribuisce positivamente sull’impatto ecologico di più di 800 specie, agendo attivamente sulla conservazione degli habitat, della specie e limitando al minimo le attività illegali sull’ambiente e sugli animali proprio grazie alle entrate dei visitatori. Le popolazioni locali, inoltre, vengono influenzate in positivo dal ruolo dei turisti che attratti dalla presenza di fauna esotica, finanziano in modo positivo le attività locali, la ristorazione, il commercio e l’artigianato locale.

Ti occupi di viaggi green in diversi paesi: a che punto è l’Italia nella diffusione di questa cultura e quali sono le cose più importanti che dovremmo imparare?

Da quando ho vissuto in Costa Rica, ai miei occhi, nessun paese sarà mai sufficientemente sostenibile ed etico nei confronti della tutela ambientale: lì sono vietati i selfie con gli animali selvatici, ci sono multe salate per chi alimenta o avvicina un animale in natura, tutto è strettamente e rigorosamente senza microplastiche ed inquinanti, i trasporti sono per lo più elettrici e le attività turistiche si basano su solide teorie ed ideali ecologici.
Cosa opposta invece mi è capitato di vedere e vivere sulla mia pelle in Sudafrica dove tutto ciò che esiste è sfruttato per il turismo, dagli animali alle persone, al suolo. Per quanto riguarda l’Italia siamo una via di mezzo con buone prospettive di miglioramento e presa di coscienza. Sono ottimista e positiva, ma c’è sicuramente molto lavoro da fare soprattutto nel campo dell’educazione e della sensibilizzazione. Come sempre, dovremmo imparare dai Paesi più sviluppati di noi in questo settore: guardare e prendere spunto dai Paesi meno inquinati e con più tutela della biodiversità. Dovremmo imparare il rispetto, di nuovo.

Che cosa deve sapere un turista responsabile prima di mettersi in viaggio?

Bisogna informarsi. Avere occhio critico. Metterci davanti al computer e fare mille ricerche, per noi, per non arrivare impreparati e per non trovarci in situazioni scomode e potenzialmente offensive per la gente del luogo o dannose per gli animali.
Che cosa si mangia in quel posto? La mia dieta è contemplata o è vista come un lusso? Come ci si veste? Che usanze sono presenti? E la lingua? Sono sicuro di poter essere accolto se parlo solo italiano? Quali sono le strutture etiche per gli animali? Se voglio fare volontariato, sono sicuro che in quel centro c’è davvero bisogno di me o si tratta di business? A quali associazioni locali posso fare donazioni per evitare di fare l’elemosina ai bambini? Quali tipi di truffe e sfruttamento possono trarmi in tentazione per ingenuità?
Insomma, non fidiamoci delle belle facciate che troviamo sui siti che vendono pacchetti di viaggio, ma creiamo noi la nostra esperienza, fatta su misura per le nostre esigenze etiche.

Ambiente Magazine

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