Sōphi Concept: una moda sostenibile (e giovane) è possibile!

Intervista della giornalista Sabrina Del Fico della nostra redazione di AMBIENTE Comunità Sostenibili – Aprile 2024 – s.delfico@ambiente.news

Siamo stati a Caserta e abbiamo visitato lo showroom di Sōphi Concept, un brand di moda etica (e non solo) nato dalla collaborazione di due giovani designer di moda che hanno messo il rispetto per l’ambiente al centro del loro impegno. Ecco come ci hanno raccontato il loro lavoro.

Lo showroom di Sōphi Concept è un ambiente tranquillo e rilassato, pieno di sole, in cui lavorare è un piacere. Gabriella Sofia Interlandi (casertana DOC) e Luciana Esposito (orgogliosamente napoletana) mi accolgono in questo laboratorio creativo dove l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità si percepisce, palpabile, in ogni dettaglio – dalla scelta degli arredi alle decorazioni sulle pareti, dai materiali tessili al packaging dei prodotti in vendita.

Come nasce la vostra collaborazione?

Ci siamo conosciute all’Accademia della Moda di Napoli, dove entrambe ci siamo laureate in Fashion Design, ma fra noi la scintilla non è scattata subito, perché eravamo (e siamo ancora) molto diverse. L’esperienza dell’accademia ci ha permesso di trascorrere molte ore insieme, fra studio e lavoro, e ci ha dato la possibilità di comprendere le nostre molte affinità.

Abbiamo scoperto che entrambe volevamo creare una realtà di moda che fosse solo nostra e che rispecchiasse il nostro rispetto per l’ambiente e la sostenibilità. Nei tre anni di studio in accademia, immerse nel mondo della moda, abbiamo capito quanto questo settore sia inquinante e insostenibile in ogni suo aspetto – dalla produzione ai materiali, dalla manodopera alla vendita.

La nostra idea era quella di una moda etica in toto: utilizzo di tessuti e materiali sostenibili o riciclati, produzione artigianale e in piccola quantità, senza sfruttamento dei lavoratori né orari insostenibili, collaborazione con brand che quando parlano di sostenibilità la portano anche nel loro ambiente lavorativo (e non fanno solo greenwashing di facciata).

Come è nata la start-up?

Dopo l’accademia di moda, ci siamo specializzate studiando digital marketing (Luciana) e art direction e copywriting (Gabriella): entrambe avevamo già in mente di creare un brand di moda sostenibile. Il blocco dovuto alla pandemia da Covid-19 ha solo fatto da acceleratore nel nostro processo di creazione del business plan di Sōphi.

Abbiamo creato uno store online e registrato ufficialmente il marchio nel 2022. La nostra idea è di non avere un negozio fisico, ma di continuare a essere solo una presenza online. Questo [il loro quartier generale a Caserta, ndr] è il nostro laboratorio creativo, che è anche showroom in cui mostriamo i nostri prodotti ai rivenditori: il proprietario di boutique viene qui, sceglie i nostri prodotti e noi li spediamo in negozio.

Cosa c’è dietro il nome Sōphi? Qual è la mission del vostro brand?

[Gabriella]: Avevo sempre avuto in mente il progetto di fare un brand con questo nome, che in greco significa “sapienza”. Mi piaceva l’idea di riportare un nome greco, che parlasse di consapevolezza – nell’acquisto, nel modo di vivere, nell’attenzione all’ambiente. Insomma, è una parola che apre tutto un mondo di valori che volevamo connettere al nostro marchio.

Oggi siamo un mini-brand di moda sostenibile: stiamo lavorando per espanderci e farci conoscere a un pubblico sempre più ampio, ma non vorremmo perdere la nostra parte di produzione piccola, artigianale, che è la mission alla base di Sōphi.

Cosa vuol dire fare “moda etica”?

Innanzitutto, moda etica vuol dire utilizzare tessuti che abbiano determinate certificazioni attestanti che la filiera produttiva sia una produzione sostenibile. Questo vuol dire nessun utilizzo di pesticidi sul cotone, rispetto dei diritti dei lavoratori, nessun prodotto chimico nelle varie fasi di produzione. Per quanto riguarda il nostro piccolo brand, fra i nostri tessuti utilizziamo il cotone organico e il cotone riciclato.

Il primo è identico al cotone naturale, ma differisce nelle tecniche di coltivazione e di produzione (che non prevedono sprechi d’acqua in coltivazione, uso di pesticidi, di sostanze che accelerano la crescita delle piante, di tinte chimiche).

Per quanto riguarda il cotone riciclato, invece, si tratta di cotone naturale creato a partire da fibre di cotone naturale già usate e riciclate attraverso diversi processi industriali. Questo tipo di cotone risulta più rigido al tatto, per questo motivo non lo utilizziamo nella produzione di abiti, ma per shopper, pochette e zainetti. Per tornare morbido, il cotone riciclato necessita di trattamenti con sostanze chimiche ammorbidenti in fase di produzione – cosa che noi evitiamo perché non in linea con la nostra idea di moda etica.

A proposito di questo, come scegliete i materiali, i fornitori, le aziende che collaborano con voi?

Diciamo che essere Sōphi non è così facile: conciliare il gusto estetico con l’attenzione alla sostenibilità, mantenendo allo stesso tempo un costo medio, è una sfida ardua. Cerchiamo di collaborare sempre con fornitori locali – per capire con chi abbiamo a che fare ma anche per abbattere i costi economici e ambientali legati alla percorrenza di lunghe distanze.

Una delle aziende con cui collaboriamo, che ci fornisce t-shirt e felpe, si trova a Roma: ha certificazioni di sostenibilità ambientale, e noi stesse ci siamo accertate che lavori in modo davvero etico e sostenibile. Abbiamo inoltre stretto delle collaborazioni con tappezzerie e setifici locali (siamo vicino a San Leucio, paese noto per la produzione di seta) che ci forniscono tessuti e scarti della produzione e che noi, in base alle misure (spesso esigue), cerchiamo di riutilizzare con progetti ad hoc.

Stiamo testando poi l’utilizzo di nuovi tessuti e materiali – come la pelle ecologica fatta con foglie di ananas e scarti di arancia: raccoglieremo campioni e vedremo se e come utilizzarli nella nostra produzione, visto che si tratta di materiali costosi che possono scoraggiare i nostri clienti più giovani.

In generale, i tessuti sostenibili sono costosi perché non solo la materia prima, ma anche la lavorazione ha costi elevati (dipendenti pagati in modo adeguato, produzione limitata e artigianale, tecniche rispettose dell’ambiente…). Una piccola produzione artigianale con tessuti di qualità viene a costare il triplo rispetto alla produzione di fast fashion.

Qual è il vostro pubblico target? A chi si rivolgono le vostre creazioni?

Moda vuol dire vanità, e molti nostri clienti si avvicinano a Sōphi per la nostra ricerca della bellezza nei tessuti che scegliamo e nei prodotti che proponiamo. Ovviamente, però, c’è anche l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, che per il nostro brand è essenziale: se riusciamo a far capire che una nostra maglietta corrisponde a cinque magliette di fast fashion che durano pochi mesi, possiamo dirci soddisfatte.

I nostri clienti sono giovani, sensibili e aperti: si avvicinano con piacere al nostro progetto e vogliono capire cosa c’è dietro ogni nostro prodotto (molti brand di moda fanno greeenwashing, e quindi la gente è diffidente in merito a questo). Ci sono poi molte mamme che cercano prodotti di alta qualità per i loro figli.

Come brand, partecipate a diverse iniziative dedicate alla moda sostenibile. Come viene accolto questo tipo di moda così in antitesi rispetto al fast fashion? Quali sono i pareri e le critiche che incontrate più spesso?

Un prodotto che ha come punto di forza la qualità del tessuto deve essere per forza toccato, quindi le fiere e le occasioni di incontro con i clienti per noi sono vitali. Abbiamo molti clienti che ci hanno conosciuto in fiera, e che poi si sono affezionati al brand dopo che lo hanno sperimentato, toccato con mano. Quando le persone vedono il nostro entusiasmo, vedono come crediamo in ciò che facciamo, ci seguono con piacere.

Ogni anno facciamo tra le quattro e le cinque fiere: Milano, Bologna e Firenze sono le fiere in cui abbiamo più successo. Purtroppo, nella nostra Campania non c’è ancora questa mentalità, manca ancora l’educazione ambientale a partire dalle famiglie – non solo nella moda, ma anche in altri settori, come per esempio l’alimentazione sostenibile o la raccolta differenziata).

La vostra attenzione all’ambiente si riflette in ogni dettaglio della produzione, compreso il packaging? Ci potete spiegare anche questo aspetto?

Tutto il nostro packaging è in carta riciclabile, molto meno impattante della plastica o della carta riciclata. Il nostro pack è il più naturale e minimalista possibile – se possiamo, evitiamo imballaggi inutili (talvolta non c’è proprio packaging), pur mantenendo un aspetto gradevole della confezione finale.

Cerchiamo di acquistare packaging il più possibile riutilizzabili – ad esempio, utilizziamo scatole senza logo, non legate al nostro marchio, che possono essere riutilizzate anche per altro (per esempio per fare regali o per confezionare piccoli oggetti dentro casa).

Intervista della giornalista Sabrina Del Fico della nostra redazione di AMBIENTE Comunità Sostenibili – Aprile 2024 – s.delfico@ambiente.news

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