Otto vette valtellinesi da raccontare per la Giornata Internazionale della Montagna

La Giornata Internazionale della Montagna, l’11 dicembre, è l’occasione per scoprire alcune delle cime simbolo della Valtellina, un territorio in profonda simbiosi con i giganti dell’arco alpino.

La bellezza e la maestosità di queste vette custodiscono però ecosistemi fragili, ricchi di biodiversità e minacciati dal ritiro dei ghiacciai: sfide sempre più attuali per chi vive e frequenta questi ambienti. Oggi parlarne significa ribadire l’importanza di un approccio rispettoso e responsabile, che parte proprio dalla conoscenza delle montagne e delle loro caratteristiche.

Ecco quindi le principali otto cime della Valtellina, conosciute per i panorami che regalano e per le storie dell’alpinismo a cui sono legate:

  1. Pizzo Tre Signori (2.554 m)
  2. Monte Disgrazia (3.678 m)
  3. Pizzo Badile (3.308 m)
  4. Pizzo Bernina (4.049 m)
  5. Pizzo Scalino (3.323 m)
  6. Cima Piazzi (3.439 m)
  7. Gran Zebrù (3.851 m)
  8. Monte Cevedale (3.769 m)

Qui sotto maggiori dettagli naturalistici e storici su queste vette

Da APF Valtellina / In occasione della celebrazione dei giganti della terra, la Valtellina ricorda i suoi picchi più iconici

Sondrio (dicembre 2025) – La Giornata Internazionale della Montagna, l’11 dicembre, è l’occasione per scoprire alcune delle cime simbolo della Valtellina, un territorio da sempre in profonda simbiosi con i giganti dell’arco alpino. Tra le montagne più rappresentative della Lombardia, ne spiccano otto delle Alpi centrali, Orobie e Retiche, unite da un unico, straordinario scenario naturale.

La loro bellezza e maestosità custodiscono però ecosistemi fragili, fatti da una ricca biodiversità e ghiacciai che arretrano: queste sono alcune delle nuove sfide per chi la montagna la vive e la frequenta. Parlare di montagna oggi significa anche ricordare quanto sia essenziale un approccio rispettoso e responsabile, perché il rapporto tra uomo e ambiente possa tornare a essere un equilibrio virtuoso.

In questo percorso di consapevolezza, conoscere le montagne e le loro caratteristiche è il primo passo per imparare a rispettarle davvero. Le otto cime principali della Valtellina con la loro magnificenza, da ovest verso est, dal Pizzo Tre Signori passando per gli oltre quattromila del Pizzo Bernina al Monte Cevedale, sono conosciute per i panorami che regalano e per la storia dell’alpinismo a cui sono legate.

1. Pizzo Tre Signori – 2.554 m

È l’unico fra questi monti a essere situato lungo la cresta principale delle Alpi Orobie. Come il nome ricorda, il pizzo è stato per secoli lo spartiacque fra tre diverse giurisdizioni politiche: tra lo Stato di Milano, la Repubblica di Venezia e la Repubblica delle Tre Leghe nella Confederazione Elvetica; anche oggi è divisa tra la Provincia di Bergamo, la Provincia di Sondrio e la Provincia di Lecco. Dominando Val Gerola, Val Brembana e Valsassina, racconta da sempre un’idea di confine e di passaggio.

Pizzo Tre Signori – Alpi Orobie – Val Gerola

2. Monte Disgrazia – 3.678 m

Procedendo verso est il paesaggio si fa più aspro: il Monte Disgrazia domina la Valmalenco e la Val Masino. È una delle vette più ambite e apprezzate dagli alpinisti. Per ammirarla in tutta la sua bellezza e potenza come semplici escursionisti ci si può recare alla piana di Predarossa, una delle mete di trekking della Val Masino. Per i più curiosi il nome “Disgrazia” deriverebbe da un antico termine lombardo “des’giascia” (o simile), che significherebbe “ghiacciato / ghiaccio”, quindi riferito alla natura glaciale della montagna. Anche se fin dall’Ottocento è stato una meta temibile, che contribuì a definire l’immagine dell’alta montagna alpina, affascinante e austera.

Monte Disgrazia – Valmalenco

3. Pizzo Badile – 3.308 m

La catena prosegue verso la Val Masino, dove svetta il Pizzo Badile con la sua caratteristica forma trapezoidale. È famoso per le sue pareti verticali e le vie impegnative di arrampicata. Oggi rifugi, guide e associazioni lavorano insieme per preservare la montagna promuovendo un approccio alla salita sicuro, rispettoso e consapevole: niente tracciati artificiali, niente impatti superflui su un ambiente estremamente fragile. La parete Nord-Est, delimitata dall’elegantissimo spigolo nord, precipita per oltre 1000 metri sul Ghiacciaio del Badile, in alta Val Bondàsca, uno spettacolo della natura.

Pizzo Badile – Val Masino – Val Porcellizzo

4. Pizzo Bernina – 4.049 m

Superato il Badile, la Valmalenco conduce verso l’unico quattromila delle Alpi orientali: il Pizzo Bernina. Situato sul confine tra Valtellina e Canton Grigioni (Svizzera), è celebre per la spettacolare cresta nord-ovest innevata, la Biancograt, chiamata anche “La Scala del Cielo”. Sul massiccio è presente la stazione meteorologica più alta della rete regionale, nei pressi della Capanna Marco e Rosa (circa 3.600 m): un presidio scientifico prezioso per monitorare neve, precipitazioni e temperatura e contribuire alla tutela del fragile ecosistema d’alta quota. La prima ascensione documentata risale al 13 settembre 1850, compiuta dal topografo svizzero Johann Wilhelm Coaz con i suoi assistenti.

Pizzo Bernina – Valmalenco – Rifugio Marco e Rosa

5. Pizzo Scalino – 3.323 m

Sedici anni dopo, il 22 giugno 1866, si documenta l’ascensione deI Pizzo Scalino sempre per motivi cartografici; la vetta oggi può essere raggiunta da alpinisti e sci alpinisti esperti tramite la salita del ghiacciaio oppure dal Passo degli Ometti. È una montagna riconoscibile per la sua forma affilata, per la sua sagoma slanciata e la forma aguzza che gli è valsa il soprannome di “Matterhorn della Valmalenco” e anche “Piramide della Valmalenco”. Una leggenda vuole che dietro le sue rocce si nasconda un “castello” con stanze rocciose e spiriti che aleggiano nelle sue torri.

Pizzo Scalino – Valmalenco – Alpe Campagneda

6. Cima Piazzi – 3.439 m

Da qui la valle si allarga e il paesaggio si apre verso l’Alta Valtellina: dove si erge la Cima Piazzi, montagna familiare a milioni di italiani grazie alla sua presenza sull’etichetta di una celebre acqua minerale. È parte del grande sistema alpino lombardo e in vicinanza di zone protette, può contribuire come collegamento tra aree d’alta montagna dove vivono specie come stambecchi, camosci, marmotte e uccelli alpini. Il ghiacciaio della Cima Piazzi può essere ammirato in tutta la sua maestosità dalla località Arnoga (a metà strada tra Bormio e Livigno).

Cima Piazzi – Alta Valtellina – Val Viola

7. Gran Zebrù – 3.851 m

Entrando nel gruppo Ortles-Cevedale, il paesaggio si fa sempre più maestoso: un territorio dove la qualità degli habitat alpini è altissima, dalle grandi morene ai ghiacciai che modellano l’ambiente d’alta quota. In questo scenario svetta il Gran Zebrù, conosciuto anche con il suo nome tedesco Königsspitze, “la cima del re”, appellativo che ne sottolinea l’imponenza e il fascino tra gli alpinisti. La sua vetta si trova esattamente sul confine tra Lombardia e Alto Adige, di cui segna il limite naturale.

Gran Zebrù – Alta Valtellina – Val Cedec – Rifugio Pizzini

8. Monte Cevedale – 3.769 m

Sempre a metà tra Lombardia e Trentino-Alto Adige il Cevedale fa parte appunto del gruppo montuoso dell’Ortles-Cevedale e offre diversi itinerari di salita. Il suo ghiacciaio è un punto di attrazione per gli alpinisti e la zona è caratterizzata da paesaggi spettacolari e una ricca flora e fauna. Essendo interamente nel Parco Nazionale dello Stelvio il Monte Cevedale condivide la biodiversità del parco: stambecchi, camosci, marmotte, ermellini, e uccelli alpini, mammiferi e rapaci.

Monte Cevedale – Alta Valtellina – Val Cedec

Per maggiori informazioni sul territorio della Valtellina: www.valtellina.it

Complimenti vivissimi a DAG Communication Ufficio Stampa Valtellina per alta professionalità di questa importante comunicazione

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