La Green Economy europea nel nuovo contesto globale

Stati Generali della Green Economy – Ecomondo Rimini 4-5 novembre 2025

L’Unione Europea non è sulla buona strada per raggiungere i target di tutela della biodiversità. Edo Ronchi: una retromarcia nelle misure per la tutela e il ripristino del capitale naturale non conviene nemmeno dal punto di vista economico. In foto il nostro presidente cdr Cav. Antonio Rancati con Alessandra Astolfi, Global Exhibition Director Green & Technology division di Italian Exhibition Group, organizzatrice di Ecomondo.

Online il programma >>> La Green Economy europea nel nuovo contesto globale – Stati Generali della Green Economy 2025 | 4-5 novembre – IEG Expo

Tutto pronto per la 14esima edizione degli Stati Generali delle green economy 2025, evento annuale nell’ambito di Ecomondo e punto di riferimento per i protagonisti dell’economia di domani – decarbonizzata, circolare, capace di ripristinare il capitale naturale. Promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, patrocinato dalla Commissione Europea e dal Ministero delle imprese e del made in Italy.

La biodiversità in Europa tra difficoltà e ritardi

Il focus di quest’anno sarà ‘La green economy europea nel nuovo contesto globale’ che farà anche il punto sullo stato di salute dei settori della green economy. Fra questi il tema della biodiversità in Europa, che insieme al collasso degli ecosistemi, è al secondo posto fra i maggiori rischi percepiti, entro i prossimi 10 anni, secondo quanto emerge dal Global Risks Report 2025.

Un rapporto del 2024 dell’Agenzia europea per l’ambiente mostra che solo il 15% degli habitat europei è in ‘buono’ stato, il 4% è in uno stato “scarso”, il 36% è in stato ‘cattivo’ (il 45% non è classificato per mancanza di studi). Per quanto riguarda le specie presenti in Europa solo il 27% ha un buono stato di conservazione e solo il 6% mostra una tendenza al miglioramento.

L’Unione Europea ha raggiunto il 26% di area terrestre protetta e il 12% di aree marine protette. Il progresso complessivo delle aree protette è lento, però e la velocità con la quale aumentano e dovrà più che raddoppiare rispetto a quella degli ultimi 10 anni per raggiungere l’obiettivo del 30% entro il 2030. La connettività forestale, un indicatore dello sviluppo territoriale delle reti ecologiche (fondamentali per la biodiversità), nel 2021 nell’Unione Europea era dell’80,6%, con una diminuzione dello 0,8% rispetto al 2018. Da questi indicatori, insieme al consumo di suolo che non si arresta, risulta chiaramente che l’Unione Europea non è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di tutela della biodiversità.

Le ragioni delle difficoltà e dei ritardi sono abbastanza chiare: la crisi climatica, il modello lineare e dissipativo di crescita economica e le pressioni tradizionali dell’urbanizzazione diffusa e di un certo modello di agricoltura industriale, ancora diffuso. Nel 2024, l’Unione Europea ha adottato misure significative per la biodiversità, in particolare la Nature Restoration Law, la cui applicazione diventa quindi essenziale per la tutela e il ripristino del capitale naturale e di servizi ecosistemici essenziali per il benessere e lo sviluppo dell’Europa e rappresenta un passaggio importante per la transizione ecologica del vecchio continente.

“Una retromarcia nelle misure per la tutela e il ripristino del capitale naturale non conviene nemmeno dal punto di vista economico dice Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo

Sviluppo Sostenibile – Una parte importante delle attività economiche è, infatti, indirettamente legata o direttamente dipendente da servizi ecosistemici, forniti dal capitale naturale: dalle attività agro-alimentari a molte attività turistiche, dalla pesca alla disponibilità di acque di buona qualità, dall’uso del legno e di altri materiali naturali impiegati in molti settori produttivi, fino alla stabilità e qualità dell’assetto del territorio, necessarie per ospitare infrastrutture e insediamenti”.

Tutto ciò verrà approfondito il 4 novembre nella sessione plenaria di apertura con la presentazione della Relazione sullo stato della green economy 2025 a cura di Edo Ronchi, in dialogo con Paolo Gentiloni, Co-Presidente della Task Force ONU sulla crisi del debito e Lucrezia Reichlin, economista della London Business School.

Il giorno successivo, 5 novembre, la sessione plenaria internazionale offrirà uno sguardo globale sulle politiche internazionali, gli investimenti e le strategie per una green economy competitiva. Moderata da Amy Kazmin (Financial Times) e Raimondo Orsini (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile), la sessione ospiterà interventi di alto profilo a partire dal panel dedicato alle prospettive globali, con contributi da Europa, Cina, Stati Uniti e Africa. Tra gli speaker: Alessandra Zampieri (JRC, Commissione Europea), Junming Zhu (Tsinghua University), Oliviero Bergamini (TG1 Rai) e Davinah Milenge Uwella (African Development Bank), in un dialogo che metterà a confronto modelli di sviluppo e strategie climatiche.

A seguire, un’intervista esclusiva all’economista Jeffrey Sachs (Columbia University), che offrirà una visione strategica sul futuro della decarbonizzazione.

Un focus tematico, infine, sul finanziamento della transizione con gli interventi di Paloma Aba Garrote (Commissione Europea), Nino Tronchetti Provera (Ambienta) e Marco Duso (EY), che esploreranno il legame tra investimenti verdi, innovazione industriale e vantaggi competitivi. In chiusura della sessione il tradizionale panel dedicato al settore privato e alle testimonianze di successo delle aziende leader nella transizione con Maria Paola Chiesi, Vicepresidente – Chiesi Farmaceutici e Eleonora Petrarca, Head of Business Development Italy – Enel Green Power e, a chiudere, le aspettative e le prospettive per la COP30 con il contributo di Chiara Montanini, Project manager di Italy for Climate.

Online l’agenda delle sessioni

Fonte ufficio stampa extracomunicazione – Roma, 28 ottobre 2025

Ambiente Magazine

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