All’inizio degli anni ’80 il colosso chimico E.I. du Pont de Nemours and Company, meglio noto come DuPont, licenziò senza troppe spiegazioni le dipendenti che lavoravano alla produzione di una categoria di sostanze chimiche ai tempi note con la sigla C8.
Alcune di esse erano incinte, e i loro bambini nacquero con gravi e inspiegabili malformazioni, ma anche di fronte a questa evidenza l’azienda che aveva dato loro lavoro tacque, negando ogni responsabilità in questi fatti.
Era la genesi di un lungo percorso di consapevolezza che ha portato solo in tempi recenti a scoperchiare il “vaso di Pandora” sulla pericolosità di queste sostanze chimiche, oggi note come PFAS.
Ma un recente studio appena pubblicato, dall’emblematico titolo “Il male che conoscevano”, dimostra che DuPont era a conoscenza dei pericoli connessi all’esposizione a queste sostanze già dagli anni ’60, come dimostrano i risultati di studi condotti all’interno dell’azienda e mai rivelati.
Cosa sono gli PFAS
PFAS è l’abbreviazione di sostanze per- e polifluoroalchiliche e comprende un nutrito gruppo di sostanze chimiche utilizzate da decenni per la produzione dei più disparati oggetti di uso quotidiano – dai detersivi ai cotton fioc, dai vestiti agli assorbenti, dalle padelle antiaderenti ai contenitori alimentari monouso fino alle schiume antincendio.
Gli PFAS conferiscono resistenza agli oggetti, durevolezza nel tempo, antiaderenza e resistenza alle alte temperature. Purtroppo però, essi rappresentano anche una grave minaccia per la salute umana – e molti sono gli studi che lo dimostrano.
L’esposizione a queste sostanze è connessa all’insorgenza patologie croniche (ipertensione, colesterolo, tumori), alla diminuzione della fertilità negli uomini, a ridarti nello sviluppo dei feti e a malformazioni nei nascituri.
Ma i rischi degli PFAS non sono solo per la salute umana: anche la contaminazione ambientale è stata oggetto di numerose indagini – soprattutto perché queste sostanze non si degradano nell’ambiente, ma si accumulano e sopravvivono per decenni (per questo motivo sono detti anche “forever chemicals”).
Gli PFAS sono stati sviluppati all’inizio degli anni ’40, ma la loro pericolosità per la salute umana e l’ambiente è stata dimostrata solo a partire dagli anni ’90: questo non ha impedito né impedisce tuttora il loro utilizzo in ambito industriale.
Ma il nuovo studio suggerisce che i rischi di un’esposizione ai forever chemicals fossero già noti più o meno trent’anni prima alle aziende che producevano queste sostanze (principalmente DuPont e 3M): essi furono messi sotto silenzio e sminuiti, ovviamente, per motivi di interesse economico.
Lo studio
I ricercatori dell’Università della California di San Francisco (UCSF) hanno portato alla luce pubblicazioni interne e documenti che dimostrano come le principali aziende produttrici di PFAS avessero prove preliminari della tossicità di queste sostanze già negli anni ’60 e conoscessero ampiamente i pericoli dell’esposizione umana a esse già a partire dal 1970.
I documenti segreti hanno iniziato a trapelare all’inizio del nuovo millennio, quando DuPont fu coinvolto in due processi per avvelenamento e contaminazione delle falde acquifere.
Il primo processo, Tennant contro DuPont (1998), vedeva il colosso chimico accusato di aver scaricato più di 7.100 tonnellate di fanghi tossici contaminati da PFAS nella proprietà di un allevatore del West Virginia, Wilbur Tennant (questa storia è raccontata egregiamente nel film Cattive Acque del 2019).
Il secondo processo, Leach contro DuPont (2002), fu invece un’azione collettiva in cui più di 80.000 abitanti del West Virginia accusarono la società di aver contaminato le falde acquifere locali sversando PFAS e condannando a morte migliaia di persone.
A seguito di queste due azioni legali così eclatanti, che posero DuPont nell’occhio del ciclone per i danni inflitti all’ambiente e alle persone con gli sversamenti illeciti, i documenti segreti dell’azienda chimica sono stati portati alla luce del sole. E ciò che si è scoperto è stato scioccante.
L’azienda sapeva bene quali fossero i rischi di un’esposizione agli PFAS per i suoi operai e per coloro che vivevano nelle aree limitrofe, ma ha taciuto finché ha potuto, tenendo nascoste informazioni critiche sulla salute pubblica.
I primi studi interni all’azienda sulla pericolosità degli PFAS iniziarono nel 1961, quando alcuni dipendenti si ammalarono di cancro e morirono in breve tempo dopo aver fumato sigarette contaminate da PFAS. Il giornalista canadese che riportò la notizia di queste morti sospette, immaginando che esse avessero un legame con le sostanze chimiche prodotte da DuPont, fu costretto a ritrattare dopo poche settimane.
Ma intanto le ricerche interne erano partite, e già l’anno successivo si comprese che alcune sostanze chimiche presenti nel teflon (note con il nome di C8) erano reattive al calore e alla manipolazione, con conseguenze negative per la salute umana.
In particolare, l’esposizione a queste sostanze provocava ingrossamento del fegato e irritazioni della pelle. Negli anni ’70, poi, i ricercatori della DuPont ipotizzarono che PFOA e PFAS potessero essere “altamente tossici se inalati e moderatamente tossici se ingeriti”, ma anche questi risultati non furono resi pubblici.
Fonti: Annals of Global Health / Time
Articolo di Sabrina Del Fico – 12 ottobre 2023
Email: contatti@sabrinadelfico.it
Fonte di ispirazione per la copertina dell’articolo il film CATTIVE ACQUE
CATTIVE ACQUE
Regia di Todd Haynes. Un film Da vedere 2019 con Mark Ruffalo, Anne Hathaway, William Jackson Harper, Bill Pullman, Tim Robbins. Cast completo Titolo originale: Dark Waters. Genere Drammatico, – USA, 2019, durata 126 minuti. Uscita cinema giovedì 20 febbraio 2020 distribuito da Eagle Pictures: Cattive acque – Film (2019) – MYmovies.it