L’appuntamento è alle 8 in punto siamo al portale storico di ingresso al parco fondato dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese, nipote prediletto di Papa Paolo V Borghese che, appena salito al soglio pontificio nel 1605, provvide ad elargire protezione e ricchezze ai suoi più o meno prossimi parenti. Lasciamo alla nostra destra la candida facciata della Galleria Borghese e, mentre il pensiero corre ai capolavori in marmo di Carrara conservati all’interno e magistralmente plasmati dal Bernini e dal Canova, partiamo a passo leggero in direzione Pincio. La strada inclina dolcemente in discesa e l’impegno maggiore è quello di frenare l’andatura per raccogliere i primi sacchetti di plastica abbandonati ai lati del viale, diverse lattine di alluminio, buste, mascherine e numerose bottigliette di plastica. L’iniziativa è in collaborazione con gli amici di #plasticfree, ma non possiamo certo esimerci da raccogliere ogni altro oggetto improprio che incontriamo lungo il percorso.
Meno di un chilometro, una prima sacca colma di rifiuti di ogni tipo e presto ci affacciamo da uno dei panorami più suggestivi del mondo: la Terrazza del Pincio. Davanti, la cupola di San Pietro; poco vicino, alla sua sinistra, il faro e il risorgimentale colle del Gianicolo, dove si attestarono le truppe mazziniani e garibaldine a meta ‘800 in un primo vagito della Repubblica che sarà qualche decennio dopo; volgendo lo sguardo a destra, la collina di Monte Mario con, alla base, gli studi Rai di via Teulada da dove si dirama la cultura contemporanea popolare; subito in basso, ai piedi del terrazzino da cui ci affacciamo, fa da segnaposto l’obelisco di piazza del Popolo, un altro dei centri nevralgici in cui la Roma contemporanea si intreccia alla storia d’Italia. È la piazza dei concerti più importanti, delle manifestazioni politiche e, con la chiesa degli artisti, il luogo dell’ultimo saluto a molti degli interpreti più famosi e apprezzati del teatro, del cinema e della cultura.
Pochi minuti per scattare qualche foto, riempirsi lo sguardo con i luoghi che hanno fatto la storia del cristianesimo e d’Italia e siamo pronti a ripartire. Riprendiamo a passo deciso imboccando viale Trinità dei Monti. Lasciando alla nostra sinistra la Casina Valadier, suggestiva location per matrimoni più o meno vip, arriviamo a Piazza del Popolo ed Isabella ci illustra la bellezza della Piazza, delle due Chiese gemelle, che gemelle non sono, e dell’obelisco egizio. Nel parlare dei vari obelischi ci racconta che a Roma esiste l’unico posto al mondo dove poter vedere tre obelischi egizi contemporaneamente: ponendosi al centro dell’incrocio tra via delle quattro fontane e via del Quirinale si possono ammirare gli obelischi Esquilino, Sallustiano e Quirinale.
Riprendiamo il nostro running light per via del corso fino ad arrivare ai piedi della scalinata più famosa del cinema e della moda internazionale: Piazza di Spagna con la Fontana della Barcaccia, monumento barocco opera dei Bernini (padre e figlio).
Qui di plastica e rifiuti, per fortuna, ne raccogliamo poco o niente. Ma, appena decidiamo di effettuare una breve digressione sulla strada degli artisti dei ruggenti anni ’70 e ’80, la suggestiva via Margutta cantata anche dal popolare Luca Barbarossa, ritroviamo (e raccogliamo) plastiche, bottiglie e lattine figlie della baldoria incivile della notte fuori controllo. Rapidi svoltiamo a 180° e ci immettiamo, dopo aver tagliato in perpendicolare su via della Fontanella, su via del Corso. Passiamo davanti alla Chiesa San Giacomo in Augusta, meno nota del marciapiede prospiciente dove meno di cinque anni fa ancora si esibivano “a cappello” (per raccogliere pochi spiccioli di offerta dei passanti) i Maneskin, il gruppo rock italiano che oggi è il più famoso in assoluto sui palchi di tutto il mondo. Qui scarichiamo nei secchioni Ama il terzo sacco di rifiuti raccolti. In fondo alla via avvistiamo l’Altare della Patria: è tempo di cambiare passo per raggiungere più rapidamente l’ultimo miglio che percorreremo in questa straordinaria archeo-passeggiata-ecologica che ha animato la nostra domenica mattina.
Giunti in piazza Venezia, aggiriamo sulla destra il monumento al Milite Ignoto e saliamo a passo di carica la scalinata del Campidoglio. La piazza disegnata da Michelangelo e l’affaccio dall’alto del Belvedere di Monte Tarpeo vale un viaggio nella Città Eterna, ma per noi cittadini de’ Roma è quotidiana bellezza. Di corsa giù da via di San Pietro in Carcere e ci si para davanti via dei Fori Imperiali: a destra il Foro di Cesare, a sinistra la Colonna Traiana e il Foro di Augusto, in fondo come meta ultima da raggiungere: il Colosseo.
Sono state tre ore intense. Piene di emozioni e di occasioni per riempiere lo sguardo, gratificare l’animo, allenare la forma fisica e fare una buon azione per l’ambiente. Grazie Isabella, grazie alla regione Lazio, grazie a #plasticfree e ai miei straordinari compagni di viaggio. Ad maiora!