Il Risparmio Idrico in agricoltura

Il comparto acqua è uno dei settori più complessi e articolati da comprendere e descrivere. In questo articolo cercheremo di mettere a fuoco alcune criticità nei diversi ambiti, suggerendo qualche soluzione già disponibile.

L’acqua è vita e gestire una risorsa di tale importanza è fondamentale, tanto più in un periodo storico segnato dal cambiamento climatico e dall’alternarsi di periodi di siccità e forti piogge. L’Italia è ai primi posti per disponibilità d’acqua, ma ne spreca quantità enormi, soprattutto nel settore primario, tanto da essere maglia nera europea per quanto riguarda l’impronta idrica, con una stima pari a 2.232 metri cubi d’acqua pro capite all’anno. Ma come si fa a ridurre gli sprechi in agricoltura e salvaguardare una risorsa tanto importante?

Tecniche e tecnologie

La quantità d’acqua presente nel terreno dipende da molti fattori, quali la tessitura, la struttura e la quantità di sostanze organiche umide. Un suolo argilloso ben strutturato, dotato di un’elevata quantità di micropori e humus, è perfettamente in grado di limitare il consumo acqua e resistere alla siccità; i suoli sabbiosi lo sono molto meno.
Ecco spiegata l’importanza dell’humus, fedele alleato del risparmio idrico in agricoltura. Ma ciò potrebbe non bastare. L’agricoltore, infatti, deve adottare ulteriori accorgimenti che consentano al terreno di accumulare acqua, evitandone la salinizzazione.
Queste attività rientrano nel campo dell’agricoltura sostenibile. Per accumulare acqua è necessario favorire l’infiltrazione della stessa nel terreno, in modo che non si disperda scorrendo via. Lasciando esposte le zolle, ad esempio, il consumo acqua cresce esponenzialmente, a causa dell’evaporazione. I metodi di lavorazione che lasciano il terreno assestato sono i più efficaci, così come lo è la presenza di residui colturali, i quali contribuiscono a ridurre l’evaporazione e lo scorrimento superficiale durante le precipitazioni intense.
Anche i sistemi d’irrigazione sono importanti. I più indicati per il risparmio idrico sono quelli che distribuiscono l’acqua in maniera localizzata. L’impianto a goccia è un metodo di irrigazione che somministra l’acqua lentamente, depositandola direttamente sulla radice. Ciò è reso possibile da un sistema dotato di condotte, valvole e gocciolatori. In questo modo, le perdite per evaporazione risulteranno particolarmente basse.Tra le innovazioni del settore agricolo volte alla riduzione dei consumi idrici non si può fare a meno di citare la nuova tecnica di produzione intensiva ormai ampiamente diffusa: “l’agricoltura idroponica” ovvero la coltivazione di verdure e ortaggi fuori suolo (dunque senza terra), che garantisce una produzione massiva più veloce, più sana (perchè non serve utilizzare pesticidi e diserbanti) e soprattutto utilizzando circa il 90% di acqua in meno rispetto all’agricoltura tradizionale.

Parlando invece di nuove tecnologie, si può affermare che anche il settore agricolo è già diventato un settore hi-tech. Ad esempio sono ormai tantissime le tipologie di sensori che rilevano l’umidità del terreno, e ancora, dei droni dotati di speciali camere e strumentazioni che sorvolando i campi indicano quale specifica parte del terreno necessita d’acqua o lo stato di stress delle piante, tantissime le sono le app utilizzate dai “contadini digitali” che da remoto si interfacciano e inviano dei robot che cospargono concime e acqua solo dove serve.
È dunque plausibile che nei prossimi anni si potrà ottenere un elevatissimo risparmio idrico nel settore primario, accusato oggi di essere il dissipatore della risorsa acqua, e che pertanto più di altri può raggiungere ambiziosi traguardi in termini di volumi d’acqua risparmiata.

Il consumo d’acqua negli allevamenti intensivi e possibilità di risparmio idrico

Forse non tutti conoscono il problema del consumo d’acqua dolce originato dagli allevamenti animali. Anche chi può immaginare che queste attività impattino notevolmente sull’ambiente, forse non conosce gli impressionanti dati che le riguardano. È bene quindi introdurre alcuni concetti importanti e fornire quanto meno dei dati concreti per sensibilizzare l’opinione pubblica su un fenomeno che ci riguarda tutti da molto vicino.
Si parla sempre più spesso di “water footprint”. Quest’espressione è ormai di uso comune in ambiti scientifici, tecnici ed accademici e si traduce come“impronta idrica”. Una chiara e semplice definizione è disponibile nel sito ufficiale del Ministero dell’ambiente: “L’impronta idrica è un indicatore del consumo di acqua dolce che include sia l’uso diretto che indiretto di acqua da parte di un consumatore o di un produttore. L’impronta idrica di un singolo, una comunità o di un’azienda è definita come il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, misurata in termini di volumi d’acqua consumati (evaporati o incorporati in un prodotto) e inquinati per unità di tempo. Nella definizione dell’impronta idrica è data inoltre rilevanza alla localizzazione geografica deipunti di captazione della risorsa.” Ebbene, focalizzando l’attenzione agli allevamenti intensivi deduciamo che possono considerarsi come le attività con la più alta pressione idrica infatti, senza considerare tutte le argomentazioni sull’inquinamento che l’allevamento di animali determina e l’impatto dei gas, i dati sono a dir poco impressionanti.
Ben il 70% dell’acqua che viene consumata sulla Terra è impiegata dalla zootecnia e dall’agricoltura necessaria a sfamare gli animali. Serve acqua per dissetare gli animali, serve acqua per lavare le stalle, serve acqua per annaffiare i campi coltivati che servono a nutrire gli animali. È fondamentale quindi trovare uno o più modi per arrivare ad un risparmio idrico che appare sempre più necessario.

Come ottenere un risparmio idrico utilizzando le nuove tecnologie

L’acqua è un bene talmente prezioso che il futuro nel settore dell’allevamento degli animali non può non essere eco-sostenibile. Fortunatamente le aziende operanti in questo settore sembrano rispondere bene a questo input, e sempre più spesso vengono diffuse notizie su nuove tecnologie che potranno aiutare a ridurre i consumi garantendo al contempo il benessere degli animali e dell’ambiente.
Tra queste troviamo:

  • asportatori mobili di deiezioni, che permettono di mantenere le stalle più pulite riducendo il fabbisogno di acqua per lavare;
  • sistemi di raffrescamento intelligenti che utilizzano meno acqua mantenendo o aumentando il benessere dell’animale;
  • apparecchiature che forniscono para- metri aggiornati in tempo reale su come e quanto annaffiare le colture utilizzate per il nutrimento del bestiame;
  • impianti di desalinizzazione per l’uso dell’acqua salata in irrigazione, permettendo con sistemi a circuito chiuso di risparmiare sull’acqua dolce.
  • tecniche di “precision feeding Management” (PFM) ovvero alimentazione di precisione che da un lato offre una dieta equilibrata degli animali ed allo stesso tempo si aumenta la protezione delle acque superficiali, puntando alla riduzione della presenza di azoto, fosforo e metalli pesanti.

In definitiva esistono delle buone prassi e tecnologie avanzate per il risparmio in questo settore, di cui l’Italia è un esempio, e che può anche essere esportato verso paesi ad alto impatto idrico.

Ambiente Magazine

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