Proteggendo la natura, tuteliamo anche la salute umana

Nell’intervista sulla green education, Francesca Marinangeli, ricercatrice presso il CREA Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria – e specializzata in Botanica ambientale, ci illustra alcune delle strategie migliori per formare generazioni di giovani con una forte consapevolezza ecologica e inclinazione alla sostenibilità, coinvolgendoli con l’uso di mezzi fotografici, disegno, esperienze formative in natura, renderli partecipi alla coltivazione di piante utili, in modo sostenibile

Francesca Marinangeli, ricercatrice presso il CREA, Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia e specializzata in Botanica ambientale occupandosi delle bio politiche nel settore ambientale e forestale e per la protezione della natura.
Vincitrice di premi nel campo didattico ed anche internazionali in quello fotografico naturalistico. Autrice di oltre 100 pubblicazioni scientifiche e cartografie tematiche, è Divulgatrice scientifica per un “francescano” rapporto con la natura, utilizzando mezzi fotografici, disegno, esperienze formative in natura, mini clip didattici, teleconferenze, didattica a distanza

Il tuo lavoro è dedicato, in tutti i suoi aspetti, alla natura e alla sua conservazione. Come è nata in te questa passione?

Bella domanda, credo di trovare nella natura una diretta risposta alle mie domande sulla vita. Sarà che mi chiamo Francesca? Credo fortemente nella conservazione della natura come luogo di vita per l’uomo e la donna; nella scoperta delle risorse naturali e nella coltivazione di piante utili, in modo sostenibile. Credo che sia il principale compito dell’uomo e della donna sulla Terra. Credo sia imprescindibile per ogni persona conoscere il luogo in cui è nata e cresciuta. Credo che questo “amore a prima vista” abbia le sue radici nell’amore per la madre.

Anche la tua attività artistica ha molto a che fare con la natura. Secondo te in che modo l’arte può contribuire a stimolare una coscienza ecologica?

L’arte coglie la scintilla presente nell’Universo. La scintilla creatrice. Appunto si parla di “opere d’arte” e la natura è la prima opera d’arte, per come è stata concepita. Purtroppo l’uomo e la donna l’hanno sfigurata spesso, quest’opera. Le fabbriche di tinture chimiche riversate nei fiumi, lo smog che annebbia il cielo azzurro. Ma anche la tecnologia usata in senso positivo non è pari all’arte. C’è un’arte tecnologica, un paesaggio costruito dall’uomo come quello dei grattacieli, ma nulla nella tecnologia umana pareggia la perfezione della natura: tanto per fare un esempio. L’arte è la forma espressiva che più si rende simile alla natura, perché libera l’estro creativo. Per me l’arte deve rifarsi sempre alla fonte originaria: la natura, appunto.

Quale delle due attività ti appassiona maggiormente?

L’arte ha una marcia in più. Io dico sempre che anche se timbro il cartellino per l’orario di lavoro, il ricercatore è sempre all’opera e spesso un’intuizione è venuta più mentre passeggiavo in montagna di domenica (extra-lavoro!) che davanti al grigio PC dal lunedì al venerdì ore 9.00-16.45. Non si può ridurre la ricerca ad una scrivania!! Liberiamo il lavoro, appunto l’arte è ciò che consente questo. Ma gli spiriti non artistici (è pure una dote!) non comprendono…e allora è più facile schematizzare tutto in orari, output, risultati, performances, ecc.

Ti sei occupata spesso di didattica: quali sono le strategie migliori per formare generazioni di giovani con una forte consapevolezza ecologica e inclinazione alla sostenibilità?

Poter fare esperienza diretta, coinvolgendo il ragazzo e la ragazza singolarmente, anche se la lezione è rivolta a tutta la classe. Credo che almeno un piccolo tempo vada dedicato ad ogni allievo ed allieva perché si senta interpellato da quella domanda. Credo che sia più importante sollecitare in loro delle domande, che dare risposte, che non potranno mai esaurire l’infinita ignoranza che tutti noi abbiamo in materia scientifica. I più recettivi poi sono i bambini in età di scuola primaria… lì il messaggio arriva molto bene: i nostri nemici però stanno diventando i giochi elettronici e i cellulari. Distraggono troppo gli allievi che arrivano alienati a lezione. La prima fase deve essere una semplice decantazione dei bombardamenti di notizie che ricevono su cellulare. E tardare più possibile il loro uso. Limitarlo per quanto si può. Detossificare per quanto si può col contatto con il REALE: aria aperta, natura, passeggiate con gli amici, contatto con gli amici. Oggi abbiamo anche le mascherine e il terrore del contagio a complicare le cose. La sostenibilità si apprezza quando scopri la bellezza di mettere in pausa il cellulare e scoprire che l’albero a cui passi davanti ogni giorno è fiorito…e sul prato ritrovi la compagnia degli amici veri.

Perché hai deciso di partecipare per promuovere la green education di GFS?

Ho apprezzato un aspetto che ultimamente avevo messo in stand-by: perché credo di poter dare un contributo data la mia esperienza, accompagnando i ragazzi in questa green revolution che anche il nostro Governo ha fatto sua! Un’esperienza che sto portando avanti con l’Istituto comprensivo di Nocera Umbra è l’attività di PCTO (ex alternanza scuola lavoro) con il corso Detective del verde nell’ambito dell’Associazione Nazionale Borghi del Respiro: i ragazzi stanno osservando e misurando le fioriture di specie allergeniche della loro città, per dare uno strumento utile ai cittadini e turisti, tramite una buona amministrazione Comunale, sensibile a questi temi fin dal 2015, per limitare la diffusione di Parietaria (erba allergenica) e controllare le pollinazioni del Cipresso (albero fortemente allergenico e purtroppo piantato a ripetizione nei nostri impianti urbani di verde). Un primo passo perché proteggendo la natura, proteggiamo anche la salute umana!

Ambiente Magazine

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