Syngenta: come l’innovazione e la sostenibilità rivoluzionano il futuro dell’agricoltura (Ambiente n°129 – 2024)

Dalle foto satellitari per verificare la salute delle piante, alle app per monitorare lo sviluppo degli insetti e ottimizzare l’efficacia dei trattamenti. Alla filiera agricola è richiesto un cambio di passo per produrre meglio e in modo sostenibile. Lo spiega Mauro Coatti, responsabile del supporto tecnico per la protezione delle colture di Syngenta Italia.

Mauro Coatti, responsabile del supporto tecnico per la protezione delle colture di Syngenta Italia

Tra cambiamenti climatici e popolazione in aumento, l’agricoltura deve affrontare la sfida epocale di una maggiore sostenibilità. Ma qual è la strada da seguire? È possibile convertire l’attuale sistema produttivo in un sistema compatibile con la natura, in grado di adattarsi ai limiti ecosistemici del pianeta?

Oggi anche la filiera agricola deve tendere alla riduzione dell’impatto ambientale, all’ottimizzazione degli interventi e alla tutela della biodiversità. Ce lo chiede la Commissione europea con la strategia “Farm to Fork”, che è parte integrante del Green Deal europeo, e anche gli stessi consumatori che, sempre di più, pretendono risposte chiare sulla riduzione dell’impiego di agrofarmaci e fertilizzanti e un aumento della biodiversità. Una risposta concreta per affrontare questa grande sfida arriva dall’agricoltura rigenerativa, un sistema che, basandosi sulla conservazione del suolo e sulla riduzione dell’impatto ambientale, permette di avere una produzione di qualità e di quantità e allo stesso tempo di salvaguardare l’ambiente.

Di quali tecniche si avvale l’agricoltura rigenerativa?

Ci sono diverse pratiche che la caratterizzano. Una di queste è quella della minima lavorazione o non lavorazione del suolo, una pratica che porta con sé grandi vantaggi perché riduce il compattamento del terreno, aumentandone la protezione dall’erosione operata dal vento. Non lavorare il suolo significa, in pratica, che dopo aver raccolto la coltura principale, lo si lascia così com’è, con tutti i residui e le infestanti libere di crescere fino alla semina successiva. Un’altra tecnica dell’agricoltura rigenerativa è l’impiego delle cover crop: delle colture di copertura che vanno seminate tra due colture principali. Non hanno come scopo la raccolta di un prodotto da vendere, ma rimangono sul terreno per svolgere importanti funzioni agro-ecologiche quali la protezione del suolo e l’aumento della fertilità. Se ad esempio semino delle leguminose, queste mi arricchiscono il terreno di azoto e posso così ridurre una successiva concimazione azotata. Altra tecnica, infine, è quella degli avvicendamenti colturali, ossia non eseguire la mono-successione, ma alternare le colture negli anni per migliorare la biodiversità e la qualità.

Che ruolo occupano l’Intelligenza Artificiale e l’uso di tecnologie di precisione?

Oggi l’utilizzo di app e l’analisi in tempo reale degli indici vegetativi sono in grado di aiutare l’agricoltore a fare la cosa giusta al momento giusto. Ci sono ad esempio applicazioni come la nostra Cropwise Imagery che, attraverso le immagini satellitari, consentono di ricavare in modo rapido e più accurato lo stato di salute delle piante nelle di- verse parti del campo, aiutando così il tecnico nell’identificare le zone dell’appezzamento con le piante più sofferenti, e mettere in campo gli interventi agronomici, come irrigazione o fertilizzazione, mirati. Nell’ottica di un’agricoltura di precisione 4.0. ci sono poi strumenti di Intelligenza Artificiale in grado di indicare quando gli insetti iniziano a ovideporre o a volare, consentendo così all’agricoltore di scegliere quale agrofarmaco applicare in quella determinata fase e massimizzare l’efficienza del prodotto con impati positivi anche sull’ambiente.

Dobbiamo quindi immaginarci un agricoltore che utilizza più lo smartphone o il tablet piuttosto che il trattore?

Il trattore resta, ma oggi grazie all’Intelligenza Artificiale c’è una vera rivoluzione in atto. Oggi possiamo avvalerci di immagini satellitari per capire lo stato di salute delle piante, di algoritmi e sistemi predittivi in grado di supportare l’agricoltore nel fare meglio e in maniera più sostenibile il proprio lavoro. Ma è importante sottolineare che questi strumenti non sostituiscono l’uomo, lo supportano nelle scelte.

I pesticidi vengono spesso dipinti come il male assoluto dell’agricoltura, lo sono davvero?

La parola pesticida andrebbe sostituita con la parola agrofarmaco, che rende bene l’idea di una sostanza che aiuta e cura le piante. Adesso ci sono prodotti sempre più specialistici, che se usati al momento opportuno, consentono di raggiungere il risultato con un impatto più sostenibile anche sull’ambiente. Faccio un esempio: mentre in passato c’erano insetticidi che potevano uccidere e controllare l’insetto fino allo sviluppo della larva, ora abbiamo sostanze sempre più mirate: alcune agiscono entro due giorni dalla deposizione dell’uovo, altre da applicare non più tardi di quattro giorni e altre ancora solo al decimo giorno. Sono sostanze molto mirate che, se abbinate all’Intelligenza Artificiale, ai droni e alla genetica, servono a massimizzare i risultati e a evitare gli sprechi.

Oggi gli agricoltori sono consapevoli dei vantaggi della digitalizzazione?

Ad oggi abbiamo tanta tecnologia a disposizione, ma non tutti gli operatori professionali sono pronti a fare questo salto. Ci sono agricoltori più formati e più propensi al cambiamento e altri che lo sono meno. Ma non dipende né dall’età, né dal grado di istruzione, dipende piuttosto dalla forma mentis e dalle informazioni che si è riusciti ad assimilare. Ecco perché, oltre a investire su tecnologia e ricerca, puntiamo molto sulla formazione e sull’aggiornamento continuo. Poi c’è la formazione che portiamo avanti anche attraverso le nostre “Interra Farm”, oltre quaranta aziende modello solo in Italia che hanno adottato pratiche innovative in tema di agricoltura rigenerativa e sostenibile.

Ambiente Magazine

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