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l’Italia dei Comuni



























                                                              gelo Manicone, a fine Settecento, ne elogiò la difformità “nel
                                                              vastissimo ma monotono orizzonte”.

                                                              Bovino diventerà capofila della rete dei mulini ad acqua
                                                              dei borghi eccellenti. Sulla riva destra del Cervaro si erge un
                                                              bellissimo mulino o il “Moleno d’acqua del ponte” come
                                                              si trova scritto nelle piante e nei documenti storici risalenti
                                                              al XVI secolo. Una costruzione capace di sfruttare la corrente
                                                              del fiume, convogliata appositamente, per la macinazione del
                                                              grano. Appartenuto in origine ai vescovi di Bovino, divenne
                                                              fino al 1916 di proprietà del notaio Domenico Caneva. Suc-
                                                              cessivamente fu acquistato da Luigi Grasso, al suo ritorno da
                                                              oltreoceano. Nel tempo, una mirabile opera di conservazio-
                                                              ne e rifunzionalizzazione è stata portata avanti dalle diverse
                                                              generazioni della famiglia Grasso, a tutt’oggi proprietaria del
                                                              mulino. Questo meraviglioso sito ancora in uso, è diventato
                                                              una sorta di esposizione permanente che attrae molti visitatori
                                                              e scolaresche per vedere da vicino l’evoluzione degli attrezzi
                                                              da lavoro, macchinari dedicati, utensili, arnesi vari, prenden-
                                                              do parte ad un percorso esperienziale che mostra i segreti del
                                                              processo produttivo insieme alle tecniche di lavorazione di an-
            una piacevole sensazione. Straordinari, ad esempio, i portali   tiche varietà di grano peculiari del luogo.
            in pietra di molti palazzi: mensole, formelle, figure mitolo-
            giche, leoni rampanti, insegne nobiliari, capitelli, pilastri e   Enogastronomia d’eccezione. Ed è a proposito dei prodotti
            archi costituiscono un immenso patrimonio valoriale che te-  tipici di questo meraviglioso borgo che non si possono non
            stimonia la bravura, la laboriosità, la creatività di un’arte che   ricordare i sapori della tradizione che hanno alla base di ogni
            qui ha visto, in tempi non lontani, il suo massimo splendore   pietanza il pregiato olio d’oliva locale (qui davvero a chilometri
            e che non andrà mai perduta.                      zero). La pasta fatta a mano con semola di grano duro “la fa
                                                              da padrona” con le insuperabili orecchiette, i cavatelli, i malta-
            Una collina che guarda la valle. C’è poi da dire che il pun-  gliati (detti anche pezzedde), le tagliatelle. Da assaggiare poi le
            to di forza del luogo, la sua naturale ricchezza è rappresen-  carni e i salumi, come pure il gusto unico dei formaggi. Imper-
            tata dallo sfondo bucolico che incornicia le case bianche, le   dibili sono le pizze e le focacce condite con pomodoro o cipolla.
            ripide scalinate che salgono e scendono senza fatica (con ar-  I vigneti collinari, infine, danno luogo a vini di pregio che van-
            monia) tra le stradine. Ad ogni angolo Bovino racconta una   no dal rosso al rosato, ma per accompagnare il dessert quello
            tessera della sua storia, la racconta piano e bene tanto che   consigliato è il lambiccato che (servito freddo) riesce sempre
            ogni visitatore se ne innamora. Posto al confine tra Puglia e   a sorprendere per la sua naturale quanto amabile energia.◆
            Campania il borgo ha svolto nei secoli un ruolo strategico
            nei collegamenti tra la sponda adriatica e quella tirrenica. I
            rilievi pre-appenninici, che si raccordano a nord con il mas-
            siccio garganico e a sud-ovest con l’altopiano delle Murge
            materane sembra abbraccino il Tavoliere della Puglia. E Bo-
            vino anche qui si distingue dal punto di vista altimetrico con
            i suoi 647 metri tanto che il filosofo e naturalista, Michelan-

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