Page 69 - Ambiente 121
P. 69
l’Italia dei Comuni
gelo Manicone, a fine Settecento, ne elogiò la difformità “nel
vastissimo ma monotono orizzonte”.
Bovino diventerà capofila della rete dei mulini ad acqua
dei borghi eccellenti. Sulla riva destra del Cervaro si erge un
bellissimo mulino o il “Moleno d’acqua del ponte” come
si trova scritto nelle piante e nei documenti storici risalenti
al XVI secolo. Una costruzione capace di sfruttare la corrente
del fiume, convogliata appositamente, per la macinazione del
grano. Appartenuto in origine ai vescovi di Bovino, divenne
fino al 1916 di proprietà del notaio Domenico Caneva. Suc-
cessivamente fu acquistato da Luigi Grasso, al suo ritorno da
oltreoceano. Nel tempo, una mirabile opera di conservazio-
ne e rifunzionalizzazione è stata portata avanti dalle diverse
generazioni della famiglia Grasso, a tutt’oggi proprietaria del
mulino. Questo meraviglioso sito ancora in uso, è diventato
una sorta di esposizione permanente che attrae molti visitatori
e scolaresche per vedere da vicino l’evoluzione degli attrezzi
da lavoro, macchinari dedicati, utensili, arnesi vari, prenden-
do parte ad un percorso esperienziale che mostra i segreti del
processo produttivo insieme alle tecniche di lavorazione di an-
una piacevole sensazione. Straordinari, ad esempio, i portali tiche varietà di grano peculiari del luogo.
in pietra di molti palazzi: mensole, formelle, figure mitolo-
giche, leoni rampanti, insegne nobiliari, capitelli, pilastri e Enogastronomia d’eccezione. Ed è a proposito dei prodotti
archi costituiscono un immenso patrimonio valoriale che te- tipici di questo meraviglioso borgo che non si possono non
stimonia la bravura, la laboriosità, la creatività di un’arte che ricordare i sapori della tradizione che hanno alla base di ogni
qui ha visto, in tempi non lontani, il suo massimo splendore pietanza il pregiato olio d’oliva locale (qui davvero a chilometri
e che non andrà mai perduta. zero). La pasta fatta a mano con semola di grano duro “la fa
da padrona” con le insuperabili orecchiette, i cavatelli, i malta-
Una collina che guarda la valle. C’è poi da dire che il pun- gliati (detti anche pezzedde), le tagliatelle. Da assaggiare poi le
to di forza del luogo, la sua naturale ricchezza è rappresen- carni e i salumi, come pure il gusto unico dei formaggi. Imper-
tata dallo sfondo bucolico che incornicia le case bianche, le dibili sono le pizze e le focacce condite con pomodoro o cipolla.
ripide scalinate che salgono e scendono senza fatica (con ar- I vigneti collinari, infine, danno luogo a vini di pregio che van-
monia) tra le stradine. Ad ogni angolo Bovino racconta una no dal rosso al rosato, ma per accompagnare il dessert quello
tessera della sua storia, la racconta piano e bene tanto che consigliato è il lambiccato che (servito freddo) riesce sempre
ogni visitatore se ne innamora. Posto al confine tra Puglia e a sorprendere per la sua naturale quanto amabile energia.◆
Campania il borgo ha svolto nei secoli un ruolo strategico
nei collegamenti tra la sponda adriatica e quella tirrenica. I
rilievi pre-appenninici, che si raccordano a nord con il mas-
siccio garganico e a sud-ovest con l’altopiano delle Murge
materane sembra abbraccino il Tavoliere della Puglia. E Bo-
vino anche qui si distingue dal punto di vista altimetrico con
i suoi 647 metri tanto che il filosofo e naturalista, Michelan-
67