La Namibia è un Paese semiarido con un clima caratterizzato, quindi, da scarsa umidità sebbene a causa dei cambiamenti climatici le condizioni atmosferiche stiano diventando sempre meno prevedibili. Generalmente le piogge cominciano a fine novembre trasformando il paesaggio in un’intensa quanto suggestiva distesa verde. Le precipitazioni diminuiscono poi progressivamente, in marzo/aprile regalando allo sguardo un ambiente che si tinge repentinamente di sfumature più chiare che vanno dal nocciola all’arancio.
Come molti altri Paesi africani lo scenario sociopolitico della Namibia è caratterizzato ancora oggi dalle impronte colonialistiche che si sono succedute nel tempo, in particolare da quella tedesca e da quella sudafricana che hanno portato all’apartheid prima e successivamente alla lunga guerra d’indipendenza. Nel 1990 la Namibia è stata uno degli ultimi Paesi del Continente africano ad ottenere l’indipendenza, ma è stata il primo Paese ad inserire la protezione dell’ambiente nella propria Carta costituzionale e oggi il 44 per cento del territorio nazionale è sotto tutela o gestito secondo principi sostenibili.
Dal punto di vista naturalistico il Fish River Canyon, a sud del Paese, offre uno scenario straordinario che si apre sull’imponente fenditura estesa per circa 160 chilometri, con una larghezza che tocca i 27 chilometri e una profondità che in alcuni punti supera i 500 metri. A nord-est troviamo, invece, l’altopiano del Waterberg Plateau, un’area boschiva di grande pregio e respiro.
All’estremo nord della Namibia le zone umide ricche di animali della regione dello Zambesi occupano un tratto di 450 chilometri, con una foresta subtropicale che si sviluppa verso il Botswana e lo Zimbabwe. In Namibia si possono distinguere cinque aree principali: l’Altopiano centrale, che presenta un’altitudine compresa tra i 1.000 e i 1.500 metri; il deserto del Namib che si estende lungo la costa atlantica; la Grande Scarpata, una catena montuosa che attraversa anche il Sudafrica e l’Angola; il Bushveld, nella parte settentrionale della Namibia, che rappresenta la continuazione dell’Altopiano centrale; la parte occidentale del deserto del Kalahari, che si estende ad est fino al Sudafrica e al Botswana. Amministrativamente il Paese è suddiviso in quattordici regioni con una densità di popolazione molto bassa sebbene il tasso di urbanizzazione sia in costante aumento e la capitale Windhoek, caratterizzata da un’atmosfera europea, abbia ormai superato i 400.000 abitanti. Walvis Bay, 65.000 abitanti, è il porto commerciale del Paese, in cui non di rado è possibile vedere da vicino otarie, delfini e leoni marini. Swakopmund è una cittadina di oltre 45.000 abitanti che sorge sul tratto di costa centrale della Namibia in corrispondenza della foce del fiume Swakop, da cui prende il nome. Il luogo dista meno di quattro ore dalla capitale ed è un’ambita meta turistica per immersioni marine, sand-boarding sulle dune ed altri sport.
Può essere interessante la visita in alcuni siti storici tra i quali la biblioteca, che anticamente era la prigione locale, il museo dedicato ai trasporti e l’acquario nazionale. A qualche chilometro dal centro urbano si trovano luoghi di attrazione naturalistica tra i quali le ampie saline dove, soprattutto durante le prime ore del giorno, arrivano stormi di beccacce di mare, cormorani, pellicani e fenicotteri.
Luderitz è, invece, un centro situato nel sud-ovest della Namibia e conta circa 13.000 abitanti, la sua peculiarità è rappresentata dalla straordinaria somiglianza con le città tedesche tanto che viene chiamata la Monaco del deserto in virtù dell’architettura tipicamente bavarese.
Gli Himba sono una delle etnie più rappresentative della Namibia. Una popolazione che vive nella zona nordoccidentale della Paese e sebbene sia una comunità seminomade molte famiglie tendono oggi, sempre più, a diventare stanziali. La loro capitale è Opuwo, spesso i capi tribù si trovano in disaccordo con il governo centrale.
Sossusvlei è una delle mete più ambite dai turisti, un pan salino di forma ellittica, circondato da acacie abbracciate a loro volta da gigantesche dune dai colori intensi compresi tra il rosa e le cangianti gradazioni dell’arancione. Molte di esse superano i 200 metri di altezza. A breve distanza, all’interno del parco Namib-Naukluft, si trova Deadvlei caratterizzata da una suggestiva depressione che presenta una superficie di sabbia bianca.
L’Etosha National Park riserva faunistica dal 1907
Situato nel nord-ovest della Namibia, l’Etosha National Park è vasto 22.000 chilometri quadrati ed ospita una grande quantità di animali. Nello slang locale viene chiamato “grande territorio bianco” o “luogo dei miraggi”, altrimenti “lago delle lacrime di una madre” poiché una delle caratteristiche del luogo è un pan salino che copre circa un quinto della superficie del parco. La fondazione dell’Etosha come riserva faunistica risale al 1907 realizzata per volontà di un governatore tedesco al fine di salvaguardare una risorsa economica oltre a quello di proteggere gli animali.
La flora
Nel nord-est del Paese vi sono diverse aree ricche di vegetazione, ma anche nella fascia desertica cresce una pianta unica nel suo genere: la Welwitschia Mirabilis, considerata una delle più antiche al mondo. Tra gli alberi caratteristici troviamo, invece, il Mopane, la Terminalia, la Marula, Fichi giganti, Baobab, palme Makalan. Una pianta del tutto particolare è quella che viene chiamata “piede di elefante” che si trova, però, nel sud del Paese, in prossimità del fiume Orange.
L’ambiente faunistico
Gli ecosistemi fluviali rendono di straordinario interesse molte aree namibiane e se è vero che la Namibia non può misurarsi con le distese di megafauna presenti nelle pianure dell’Africa orientale, è pur vero che in molti territori del Paese riesce a vivere comunque una grande varietà di animali. L’ambiente vanta circa 700 specie di uccelli, 160 diverse di lucertole (il numero più cospicuo dell’intero Continente) che dove occorre si sono perfettamente adattate all’ambiente siccitoso, nonché 200 esemplari di mammiferi terrestri. In Namibia vivono infatti elefanti, rinoceronti, antilopi, gnu, servali, ghepardi, leoni, zebre, iene, sciacalli, licaoni… Le aree di tutela autogestite dalla popolazione delle zone periferiche e rurali rappresentano un buon modello di conservazione volto a promuove l’utilizzo sostenibile delle risorse.
Il ghepardo
Un terzo dei ghepardi di tutto il mondo abita le savane della Namibia, spesso in tenute agricole e in proprietà demaniali. Questo felino, che è il più minacciato dell’Africa, è una specie protetta in Namibia, ma quando alcuni esemplari assalgono il bestiame lo scontro tra questo indomito cacciatore e l’uomo diviene inevitabile. Con il passare degli anni la perdita di habitat e prede sta diventando un problema per i ghepardi poiché lo sfruttamento del suolo e l’aumento di allevamento di bestiame hanno portato ad una crescente riduzione del loro ambiente naturale.