Intervista a Gaetano Zarlenga, Direttore CUEIM – Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale

Il CUEIM si propone di vivere le sfide globali per coglierne le opportunità nel percorso della sostenibilità. Website ufficiale >>> www.cueim.org

Come possiamo descrivere il CUEIM in poche parole?

Siamo un Network Universitario di Economia Industriale e Manageriale, un  ente di ricerca senza fini di lucro a base associativa, con più di 40 anni di  storia e che raggruppa 26 università italiane e una estera. Cerchiamo di diffondere le conoscenze e le competenze accademiche a  sostegno dei processi di sviluppo socio-economico del territorio per la  costruzione di un futuro sostenibile, sia in Italia che all’estero.

Come CUEIM vi proponete di vivere le sfide globali per coglierne le  opportunità nel percorso della sostenibilità. Quali sono le nuove sfide?

Spesso viene ricordato che Friedman negli anni settanta ha teorizzato il  profitto come obiettivo dell’impresa. Ma noi non possiamo essere d’accordo  perché verrebbero meno diverse componenti fondamentali a costruire le  condizioni di una vera prosperità. Il cambio di approccio va fatto oggi, non  possiamo immaginare il futuro senza impegnarci sin da subito, come non  si può agire senza cambio di mindset, che presuppone di conoscere il  contesto, sapere che si sta operando nel contesto defonito dalla strategia  nazionale per lo sviluppo sostenibile e, che gli SDGs non sono tasselli da  spuntare: non basta la formazione, serve un percorso trasformativo.  Manager e imprenditori devono essere preparati a tutto questo. 

Come ci si può preparare?

Creando un confronto con un approccio definibile di co-petition, nel quale  si collabora per essere piú competitivi, anche tra concorrenti, perché si sente  spesso dire che le istituzioni sono distanti, mentre forse ascoltando e  collaborando queste distanze si potrebbero ridurre. Credo molto  all’approccio della “quadrupla elica” nel quale l’impresa dialoga con le  istituzioni, il mondo della ricerca e la società civile. Confronti costruttivi, best  practices ed esperienze messe a sistema. Diversi elementi ci fanno credere  che siamo nella strada della consapevolezza, verso organizzazioni che si  stanno trasformando. L’impresa a impatto positivo ha questo significato. 

In Italia a che punto siamo?

In Italia il concetto di sostenibilità si è sviluppato in un contesto non  preparato rispetto ai paradigmi della green economy e di conseguenza la  crescita è stata molto settorializzata. Si è partiti dal mondo delle fonti  rinnovabili cercando di crescere verso la necessità di un cambiamento  culturale ed economico, che sicuramente c’è stato rispetto a dieci o  quindici anni fa. Oggi però definizioni quali sustainability e circularity sono ormai parole inflazionate. Serve un modello nuovo che inverta il modello di  formazione: dalla concretezza alla teoria per creare impatto positivo  tramite le community. Serve costruire community in cui innovatori,  imprenditori, istituzioni e mondo della ricerca collaborino tra loro per  raggiungere obiettivi di Good Business. Non si può continuare a pensare  che un unico blocco di soggetti, che si muove univocamente, porti ai  risultati sperati senza una collaborazione tra le parti. Noi attraverso la The Good Business Academy, gli eventi, i workshop e le convention territoriali  abbiamo cercato di fornire spunti di riflessione e strumenti, per lasciare  traccia di questo percorso e proseguire facendo capire l’importanza di  avviare dialogo. 

Di recente avete presentato una ricerca insieme a Diligentia ETS, cosa è  emerso?

Attraverso le parole di Valentina Oliviero che ha presentato a Roma  l’indagine sulle nuove professioni per la sostenibilità, realizzata dal CUEIM insieme a Diligentia ETS, è emerso che “le imprese che hanno inserito  nuove figure ESG confermano un miglioramento della loro performance.  Eppure, emerge anche che le risorse impiegate sui temi ESG non hanno  sufficienti competenze in materia e il 71,4% delle imprese non riesce a  sostenere una formazione adeguata su questi temi ai propri dipendenti. Se  poi osserviamo che quasi il 50% delle imprese intervistate non fa  riferimento alla SNSvS (Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile) per  promuovere al proprio interno la cultura della sostenibilità, appare  evidente che c’è molto da fare, ed anche una maggiore partecipazione al  Forum Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile attivato dal Ministero  dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica potrebbe rappresentare  un’importante opportunità in tal senso, favorendo e attivando un percorso  trasformativo verso la cultura della sostenibilità” afferma Valentina  Oliviero, Project Manager del CUEIM. “Un altro dato che ci ha preoccupato  è che, mentre tra i Dipartimenti afferenti alla classe «Scienze economico aziendali» dei 23 atenei pubblici e privati intervistati, circa il 66.7% delle  università offre corsi specificamente dedicati ai temi ESG, nell’87% dei casi  mancano iniziative di formazione continua rivolta a docenti su tali aspetti  e il 48% delle università non coinvolge i propri studenti in progetti legati a  iniziative ESG. Oggi non si può prescindere da una formazione mirata per  fornire tali competenze, uno strumento efficace perché i manager e le  imprese possano attuare la sostenibilità e beneficiare del suo impatto  positivo sulla performance aziendale”.

Informazioni CUEIM – Consorzio Universitario di Economia Industriale e Manageriale

Ente di ricerca senza fini di lucro, a base associativa, costituito nel 1982, che raggruppa università e qualificati soggetti pubblici e privati, con l’obiettivo di diffondere le conoscenze e le competenze accademiche a sostegno dei processi di sviluppo socio-economico del territorio per la costruzione di un futuro sostenibile.

Sin dalla sua fondazione, il CUEIM si è impegnato a sviluppare una “struttura aperta”, all’interno della quale il mondo accademico, delle istituzioni e delle imprese potessero incontrarsi in una prospettiva di tipo sinergico e complementare, nella costruzione di condizioni di sostenibilità, economica, sociale e ambientale. In quarant’anni di attività, l’azione del CUEIM si è concretizzata attraverso interventi di ricerca, formazione, divulgazione e servizi di consulenza, a supporto di organizzazioni pubbliche e private, contribuendo alla valorizzazione e allo sviluppo socioeconomico dei territori in cui ha operato. Il CUEIM è network internazionale aperto, nell’ambito del quale collaborano università italiane e straniere, enti pubblici locali, organizzazioni private e centri d’innovazione, associati e non, che agiscono sui territori, per la produzione e diffusione di benessere.

Ambiente Magazine

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