Dalle microplastiche al riciclo dei materiali, TÜV SÜD supporta i produttori di beachwear nel creare capi durevoli, sicuri e attenti all’ambiente.
Il costume da bagno è da sempre simbolo d’estate, libertà e leggerezza. Accompagna i primi tuffi di stagione, le nuotate al largo, le giornate lente in riva al mare e le vacanze più attese dell’anno. Ma ciò che indossiamo sotto il sole non è solo una scelta di stile: può avere un impatto concreto sull’ambiente, in particolare sui delicati ecosistemi marini.
In passato, per le donne, il costume da bagno è stato rivoluzionario per l’importanza sociale che ha rivestito: simbolo di emancipazione femminile e di trovata libertà. Al giorno d’oggi, il costume da bagno si appresta ad affrontare una nuova sfida: diventare un simbolo per la sostenibilità.
Durante i lavaggi, i costumi realizzati con fibre sintetiche – come poliestere, poliammide o elastan – possono rilasciare migliaia di microplastiche, contribuendo all’inquinamento delle acque. Inoltre, la loro vita utile è spesso breve, aggravando il problema dello spreco e della difficoltà di smaltimento.
In questo contesto, progettare un beachwear sostenibile richiede un approccio integrato, che tenga conto non solo della scelta dei materiali, ma anche della durabilità del capo e della tracciabilità dell’intera filiera produttiva.
TÜV SÜD affianca i produttori in questo percorso, certificando l’origine dei materiali riciclati, testando la resistenza dei tessuti nel tempo e promuovendo soluzioni che uniscono attenzione ambientale, qualità e comfort.
Ma è davvero possibile rendere sostenibile un costume da bagno? La risposta non è univoca: servono parametri chiari, metodi di valutazione affidabili e maggiore consapevolezza lungo tutta la catena, fino al consumatore finale.
TÜV SÜD, ente di riferimento nei servizi di testing, ispezione e certificazione, affianca l’industria della moda – e in particolare i produttori di beachwear – in un percorso di trasformazione sostenibile basato su tre elementi chiave:
- Riduzione del rilascio di micro e nanoplastiche durante l’uso e i lavaggi
- Potenziamento della durabilità del capo in ottica di economia circolare
- Utilizzo di materiali riciclati certificati e tracciabili
“Il tessuto sintetico dei costumi, come poliestere o poliammide, può contribuire alla dispersione di microplastiche in acqua”, spiega Raffaella Santoro, Director Global Strategic Solutions Softlines – Consumer Products di TÜV SÜD. “Attraverso test di laboratorio specifici, possiamo quantificare questi rilasci e aiutare le aziende a scegliere soluzioni tecniche più sostenibili.”
Ma la scelta dei materiali non basta: anche la durabilità è un fattore decisivo. Le recenti linee guida PEFCR (Product Environmental Footprint Category Rules) per il settore moda, pubblicate ad aprile 2025, introducono indicatori ambientali misurabili legati alla resistenza del capo a cloro, salsedine, raggi UV e lavaggi frequenti. TÜV SÜD offre test di laboratorio conformi a questi criteri, supportando le aziende nella progettazione di prodotti pensati per durare di più e impattare meno.
Infine, la crescente diffusione dei materiali riciclati va di pari passo con una maggiore attenzione alla trasparenza lungo la filiera. TÜV SÜD realizza audit e verifiche in linea con standard internazionali come il Global Recycled Standard (GRS) e il Recycled Claim Standard (RCS), per confermare la reale percentuale di materiale riciclato e garantire l’affidabilità dei fornitori coinvolti.
Anche nel settore del beachwear, fare scelte sostenibili significa prendersi cura del pianeta e delle persone che lo abitano. TÜV SÜD supporta le aziende che vogliono coniugare qualità, rispetto per l’ambiente e attenzione alle normative, per creare prodotti in cui sostenibilità e performance camminano fianco a fianco.