5 dicembre – Giornata Mondiale del Suolo, FederBio: tutto il nostro cibo proviene dal suolo, ma ne perdiamo 159 m² ogni minuto. Salviamolo ora!

Il suolo è fonte di vita, custode di biodiversità, ma continua a essere consumato e degradato a ritmi insostenibili. In occasione del World Soil Day, dedicato quest’anno al tema “Suoli Sani per Città Sane, FederBio richiama l’attenzione sull’importanza di una gestione sostenibile di questa risorsa non rinnovabile, sottolineando il legame diretto tra la salute dei terreni, la sicurezza alimentare e il benessere delle popolazioni.

Nel 2024, in Italia, sono scomparsi 83,7 chilometri quadrati di suolo, trasformati in nuove superfici cementificate o asfaltate, con un incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente. Lo segnala l’ultimo Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” a cura dell’ISPRA e del Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che evidenzia come l’erosione proceda a un ritmo allarmante: ogni secondo si perdono circa 2,7 m² di terreno, pari a quasi 230.000 m² al giorno. Il consumo netto ha superato i 78,5 chilometri quadrati, il valore più alto dell’ultimo decennio, con conseguenze gravi sui servizi ecosistemici. 

“Sebbene il suolo sia una risorsa vitale, viene eroso giorno dopo giorno mettendo a rischio il nostro futuro – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – La fragilità di questa risorsa si riflette direttamente sulla salute umana: un suolo fertile e resiliente è infatti in grado di tutelare la biodiversità, assorbire l’eccesso di carbonio che destabilizza il clima, garantire la tenuta idrogeologica e consentire all’agricoltura di produrre alimenti sicuri e di qualità. In questo scenario, valutiamo positivamente la nuova Direttiva europea sul monitoraggio e la resilienza dei suoli che rappresenta un passo avanti decisivo verso l’obiettivo del loro risanamento, anche se per produrre effetti reali deve essere recepita urgentemente da tutti gli Stati membri. Nonostante le evidenze scientifiche sui benefici dell’agroecologia per la fertilità dei terreni, la normativa resta in ritardo: mentre per acqua e alimenti il sistema di controlli ambientali e sanitari monitora la presenza di principi attivi di sintesi chimica, nel suolo, primo organo recettore delle sostanze utilizzate nell’agricoltura convenzionale, la presenza di molecole potenzialmente dannose per l’ambiente non viene rilevata sistematicamente. Così il suolo – base fondamentale che ci fornisce tutti i giorni il cibo – non gode di tutele specifiche. Colmare questa lacuna è essenziale, perché un suolo fertile e resiliente è la condizione necessaria per garantire sicurezza alimentare e benessere”.

Parallelamente al consumo di suolo, si assiste anche a un suo progressivo deterioramento. Le anticipazioni del rapporto “Status of the World’s Soils”, che aggiorna il quadro tracciato dalla FAO nel 2015, sottolineano come la salute del suolo sia oggi una delle grandi emergenze globali, al pari di clima e biodiversità. Erosione, perdita di sostanza organica, cattiva gestione dei nutrienti, inquinamento, salinizzazione, perdita di biodiversità e urbanizzazione stanno erodendo la capacità dei terreni di produrre cibo, trattenere carbonio, regolare il ciclo idrico e sostenere la vita. I suoli sani sostengono i servizi ecosistemici, ma in molti casi, la situazione continua a peggiorare invece di migliorare.

In questo contesto un elemento positivo arriva dai dati recentemente diffusi dall’Osservatorio Agrofarma che, confrontando il triennio 2021-2023 con quello 2012-2014, ha registrato un calo del 18% nell’uso dei fitosanitari di sintesi, una delle principali cause del depauperamento del suolo, e un aumento del 133% dei principi attivi di origine naturale. Un segnale che anche l’agricoltura convenzionale si sta sempre più orientando verso soluzioni sostenibili.

“La crescente attenzione verso i principi attivi di origine naturale conferma i benefici concreti dell’agroecologia in termini di tutela della salute, dell’ambiente e della biodiversità. In una fase cruciale come quella attuale, lo sviluppo dell’agricoltura biologica rimane lo strumento più efficace per ridurre l’uso della chimica di sintesi e offrire soluzioni innovative all’intero settore agricolo. Occorrono però investimenti strategici in ricerca e innovazione e una normativa specifica per la registrazione dei prodotti per il “biocontrollo”, evitando così di ritardare l’accesso ad alternative naturali che già potrebbero essere disponibili per gli agricoltori. Salvaguardare la salute dei suoli è una responsabilità collettiva, significa garantire sicurezza alimentare e benessere alle future generazioni. In questo le scelte alimentari hanno un ruolo decisivo, prediligere cibo biologico è un atto di responsabilità e un investimento concreto per un futuro sostenibile”, conclude Mammuccini.

FederBio (feder.bio) è una federazione nazionale nata nel 1992 per iniziativa di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, con l’obiettivo di tutelarne e favorirne lo sviluppo. FederBio socia di IFOAM e ACCREDIA, l’ente italiano per l’accreditamento degli Organismi di certificazione, è riconosciuta quale rappresentanza istituzionale di settore nell’ambito di tavoli nazionali e regionali. Attraverso le organizzazioni associate, FederBio raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore biologico, tra cui le principali realtà italiane nei settori della produzione, distribuzione, certificazione, normazione e tutela degli interessi degli operatori e dei tecnici bio. La Federazione è strutturata in cinque sezioni tematiche e professionali: Produttori, Organismi di Certificazione, Trasformatori e Distributori, Operatori dei Servizi e Tecnici, Associazioni culturali. FederBio garantisce la rigorosità e la correttezza dei comportamenti degli associati in base al Codice Etico e verifica l’applicazione degli standard comuni.

Fonte news Pragmatika – Bologna, 4 dicembre 2025

Ambiente Magazine

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