Salvaguardia dell’ambiente: interventi mirati per contrastare la minaccia dei rifiuti oltre la plastica

Oltre alla plastica, anche altre forme di rifiuti minacciano i nostri fiumi, richiedendo interventi mirati per garantire la pulizia e la sicurezza del territorio. Iniziative di sensibilizzazione e interventi pratici sono necessari per contrastare questo problema, che va affrontato con determinazione e impegno.

On. Jacopo Morrone, Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.

La presenza di rifiuti plastici nei mari e negli oceani è indubbiamente uno dei più pressanti problemi a scala globale del nostro tempo, e ridurla rappresenta una delle principali sfide dei prossimi decenni. Necessitano risorse dedicate agli enti locali e alle associazioni per poter effettuare azioni concrete di salvaguardia dei fiumi come il monitoraggio, l’installazione delle barriere, la pulizia degli argini e la gestione dei rifiuti rimossi. È favorevole a costituire un osservatorio sui fiumi italiani che ne curi la salvaguardia definendo gli standard di monitoraggio e di intervento?

Un esempio: promuovere lo sviluppo della collaborazione tra Enti pubblici che condividono gli stessi corsi d’acqua come contratti di fiume e sistemi di compensazione. Da molti soggetti con cui abbiamo avuto interlocuzioni ci è stato rappresentato il problema dei rifiuti non solo plastici in mare e nei corsi d’acqua. Ma la salvaguardia dei fiumi passa anche da altre problematiche, penso alla pulizia e al monitoraggio costante che devono essere garantiti dagli enti preposti anche per evitare esondazioni e danni al territorio. Non sono certamente contrario all’istituzione di un Osservatorio per la salvaguardia dei fiumi a livello regionale e non nazionale. Sarebbe tuttavia importante che non diventasse l’ennesimo ente sovrapponibile ad altri soggetti già esistenti. Dovrebbe poter contare, al contrario, su una grande autorevolezza scientifica super partes ed essere ascoltato dalle amministrazioni locali e regionale. Per quanto riguarda la Commissione che presiedo, abbiamo già intrattenuto rapporti con l’associazione Plastic Free con cui organizzeremo a breve un evento sulla raccolta dei rifiuti lungo la spiaggia di una località balneare romagnola.

In Italia, ogni anno 14 miliardi di mozziconi di sigarette finiscono nell’ambiente. Come sensibilizzare iniziative sul territorio di pulizia dai mozziconi di sigaretta? Oltre alle innumerevoli sostanze cancerogene, i mozziconi contengono al loro interno nanoplastica e dispersi nell’ambiente impattano negativamente sulla catena alimentare. Cosa ne pensa sulla creazione delle smoking area, per il rispetto dell’ambiente e delle persone? Risorse per enti e associazioni per contrastare il fenomeno con controlli e sensibilizzazione?

Intanto dobbiamo riconoscere che l’Italia è all’avanguardia per quanto riguarda la tutela dei non fumatori. Meno all’avanguardia sono i fumatori che mostrano per lo più una grande leggerezza, per non dire una profonda diseducazione rispetto agli effetti negativi sull’ambiente dei mozziconi di sigaretta gettati a terra, buttati fuori dai finestrini delle auto e abbandonati sulle spiagge o nei boschi, ecc. I filtri infatti non solo impiegano molto tempo, anni, a decomporsi ma addirittura rilasciano nell’ambiente pericolosi inquinanti. Credo che, a questo proposito, dovrebbero essere predisposte più campagne pubbliche di sensibilizzazione da parte degli Enti locali e delle Regioni, ma anche specifici momenti educativi nelle scuole e, perché no, appelli sui pacchetti di sigarette e negli organi di informazione a usare buone prassi di smaltimento. Serve tuttavia che anche i Comuni si adeguino predisponendo appositi contenitori nei luoghi di aggregazione e nelle strade più frequentate. Ricordo infine che sono in commercio posacenere tascabili che, oltre all’oggettiva utilità, potrebbero diventare una vera e propria tendenza moda per favorire la cultura di sensibilità ambientale.

I tempi medi di decomposizione di un pneumatico superano i cento anni, occupa molto spazio e inquina. Secondo un rapporto della Federal Highway Administration Research and Technology, ogni anno, circa 280 milioni di pneumatici usati vengono buttati. Come intervenire dato che in caso di incendi i pneumatici possono bruciare per diversi giorni emettendo fumi pericolosi per la salute? Ritiene necessarie risorse per la creazione di un sistema di tracciabilità lungo l’intera filiera degli pneumatici fino al consumatore?

Il tema è di grande interesse e complessità. Nel novembre 2023 ho partecipato come presidente della Commissione a un interessante convegno sul riciclo degli pneumatici da cui sono emerse due diverse esigenze, entrambe da far rientrare nell’ambito della tutela dell’ambiente. I Pneumatici Fuori Uso rappresentano una risorsa preziosa che alimenta una filiera vitale per l’economia circolare del nostro paese. Attualmente, il sistema nazionale di rintracciamento, raccolta e riciclo gestisce circa 400.000 tonnellate di pneumatici ogni anno. Questi pneumatici vengono trasformati in prezioso materiale riutilizzabile, la gomma riciclata, che trova applicazione non solo nelle superfici sportive, asfalti stradali, pavimentazioni antitrauma e sistemi antivibranti, ma anche energia, principalmente presso cementifici, in Italia e all’estero. L’impegno del Governo è per una maggiore sostenibilità ambientale, sociale e economica. Sono state infatti subito raccolte le richieste del settore, avviando una revisione del decreto End of Waste per i PFU che renderà più flessibile gli usi della gomma riciclata. Da notare che il recupero di materia, che in Italia raggiunge percentuali considerevoli grazie agli investimenti in tecnologie di trattamento e sviluppo di applicazioni innovative promosse dalle imprese del riciclo italiane, viene oggi purtroppo messo sempre più a rischio da norme europee che bloccano i principali mercati di sbocco. Si profila il rischio di chiusura di imprese e di impossiblità di avviare a riciclo grandi quantità di PFU. A questo proposito ma anche più in generale ritengo che questi temi non debbano essere trattati con un approccio ideologico semplicistico e inadeguato a conseguire obiettivi concreti, effettivi e ragionevolmente raggiungibili. C’è sicuramente una grande attenzione nell’opinione pubblica e nell’agenda del Governo sulle tematiche ambientali, e questo è un aspetto molto positivo. Bisogna tuttavia che l’approccio, in qualunque sede, sia pragmatico e rifugga dal dogmatismo intransigente e dell’estremismo regolatorio che provocherebbero alla nostra economia la perdita di i attività e di settori imprenditoriali strategici della raccolta e del riciclo, aggravi di costi per l’ambiente e un pesante impatto per lo sviluppo tecnologico del settore.

Eventi sportivi, culturali, gastronomici, musicali o fieristici rappresentano importanti occasioni per la diffusione di stili di vita ambientalmente corretti e rispettosi delle risorse, nonché la valorizzazione delle buone pratiche di sostenibilità ambientale. Concorda che l’obiettivo principale è minimizzare la produzione di rifiuti, incrementando la raccolta differenziata e favorendo l’utilizzo di materie prime rinnovabili. In particolare, la riduzione dell’impiego del monouso, principalmente in plastica? Una rapida applicazione dei CAM sugli eventi?

Fra i compiti della commissione che presiedo c’è l’analisi delle cause dell’abbandono di prodotti monouso, anche in plastica, nell’ambiente, di verificare l’attuazione delle disposizioni che prevedono le misure sanzionatorie e di proporre la promozione dell’uso di prodotti riutilizzabili, compostabili o rinnovabili. Si tratta di un tema complesso da approfondire, come ho già detto, senza approcci ideologici rifuggendo anche luoghi comuni generalisti. Certamente l’obiettivo di minimizzare la produzione di rifiuti è un obiettivo da perseguire, tuttavia l’uso della plastica in sé non è incompatibile con la tutela dell’ambiente se correttamente raccolta e riciclata. Scorretto e oserei dire criminale è abbandonare rifiuti di ogni tipo e quindi anche di plastica nel territorio durante qualunque evento che sia pubblico o privato, pensiamo ai pic nic fuori porta e agli abbandoni indiscriminati di rifiuti che spesso ci tocca vedere. Anche in questo caso, credo sia indispensabile una grande opera di sensibilizzazione attraverso adeguate campagne di comunicazione sociale a favore dell’ambiente.

A fine legislatura dello scorso 24 aprile, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggi. Prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale UE e entrare in vigore, l’accordo dovrà essere approvato formalmente a maggioranza qualificata dagli Stati membri nel Consiglio dell’Ue. Ritiene che possa essere efficace per concretezza, misurabilità, tempistiche e scalabilità?

Anche in questo caso non si può prescindere da una visione pragmatica e realistica. Queste norme rimangono penalizzanti per le imprese italiane, nascono infatti da quelle ideologie green che hanno caratterizzato questo mandato e che hanno causato danni gravi a diversi settori. Non credo sia lungimirante chiudere gli occhi di fronte a provvedimenti che possono svantaggiare quelle filiere che in questi anni si sono dimostrate leader nell’economia circolare, in particolare in Italia con obiettivi 2025 già raggiunti e obiettivi 2030 di prossimo raggiungimento. La sostenibilità ambientale si persegue coinvolgendo cittadini e imprese altrimenti si ingenera solo avversione. La UE non può prescindere dal preservare gli asset strategici e i livelli occupazionali degli Stati membri, evitando di indulgere in politiche che rischiano di penalizzare le economie interne a vantaggio di competitor extra-Ue. La sostenibilità, come ho già detto, non deve trasformarsi in inefficace ideologia.

Intervista del nostro presidente Cav. Antonio Rancati – Aprile 2024

Ambiente Magazine

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