La sessione tematica organizzata da Erica Srl nell’ambito della conferenza WME a Bergamo per discutere di PFAS ha evidenziato la necessità di un importante e continuo confronto fra ricercatori, legislatori, produttori e impianti, per focalizzare le tecniche da inserire nei BREF (Best Reference Documents) europei come tecniche di riferimento per il settore in relazione ai livelli che si vogliono raggiungere
Milano, 18 aprile 2024
Il congresso “FOCUS ON PFAS” organizzato da Erica Srl all’interno di Waste Management Europe, fiera di settore che si è tenuta a Bergamo dal 9 all’11 aprile, ha visto una grande partecipazione di pubblico che, con grande interesse ha seguito i 5 interventi degli speaker e la tavola rotonda finale coordinata da Claudia Mensi, Manager A2A e Presidente di FEAD, European Waste Management Association.
Dopo i saluti istituzionali di Lucia Lo Palo, Presidente di ARPA Lombardia, la stessa Claudia Mensi ha aperto la conferenza con una introduzione alla tematica che ad oggi presenta ancora molte criticità a partire dalla normativa, per passare alle tecnologie, alle metodiche analitiche e alla necessità di avviare un confronto costruttivo fra tutti gli stakeholder.
Sara Valsecchi, Ricercatrice presso il CNR-IRSA e impegnata sulla tematica dei PFAS da molti anni, ha introdotto la tematica con taglio scientifico, partendo dalle nozioni chimiche per la definizione di questa ampia categoria di composti che ad oggi conta diverse migliaia di molecole, per poi passare alla loro diffusione nell’ambiente e alle possibili fonti di emissione, esaminando infine la loro persistenza nell’ambiente e nei tessuti animali, compresi quelli umani, circostanze che costituiscono una fonte crescente di preoccupazione.
Francesco Maria Bucarelli, Membro del Comitato Scientifico e Presidente di FOSAN-ETS (Osservatorio PFAS), ha presentato l’approccio “One Health” alla tematica della salute connessa all’esposizione umana ai PFAS. La Comunità scientifica internazionale riconosce ormai che la salute degli esseri umani, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente (compresi gli ecosistemi) sono strettamente legati e interdipendenti fra loro; occorre quindi un approccio integrato che coinvolga molteplici settori, discipline e componenti della società. E’ stato inoltre ricordato che oltre il 90% di queste sostanze sono assunte dall’uomo dalla catena agro-alimentare, quindi dal cibo e dall’acqua potabile; è stato esposto come i PFAS vengano assorbiti dal corpo umano che non riesce a metabolizzarli, oltre che espellerli con grande difficoltà ed è stata infine illustrata una rapida carrellata dei dati epidemiologici e degli effetti sulla salute a oggi noti.
Valentina Mauri, Direttore area EMEA affari legali di Chemours in rappresentanza dell’associazione dei produttori Fluoropolymers Group by Plastic Europe, ha illustrato il vastissimo campo di applicazione che non riguarda soltanto quelli più noti nei prodotti di consumo, ma anche le applicazioni nei settori delle energie rinnovabili, nel settore aerospaziale, nei trasporti, nelle tecnologie mediche, ecc. Ha pertanto sottolineato che la restrizione generalizzata proposta dai 5 Stati Membri all’ECHA presenta forti criticità perché non differenzia in funzione della persistenza o della pericolosità dei vari composti, né tiene conto delle tecnologie che possono essere applicate in produzione per limitare emissioni e dispersioni. L’associazione FPG ha approntato un Programma di Produzione che prevede un impegno concreto nel tempo per ridurre al minimo le emissioni nell’ambiente di residui PFAS non polimerici provenienti dai coadiuvanti della polimerizzazione o derivanti dalla produzione di fluoropolimeri.
E’ stata poi la volta di Edoardo Slavik, R&D Manager di Erica Srl, che dopo una breve introduzione normativa in relazione alla legislazione attualmente presente in Europa e in Italia inerente la gestione dei PFAS in acque reflue e rifiuti sottolineandone la frammentarietà e poca uniformità, ha presentato un’ampia panoramica delle tecnologie attualmente applicate per la rimozione dei PFAS da matrici complesse. Sono state illustrate tecniche già applicate su scala industriale, come quella del PFAS Remover che ha visto la sua prima installazione industriale per la rimozione dei PFAS dai percolati di discarica a valle di un lungo percorso di ricerca che Erica ha compiuto a partire dal 2017, ma anche tecnologie ad oggi applicate su scala pilota o di laboratorio, concludendo che ad oggi non esistono tecnologie mature che possano essere applicate universalmente, ma occorre un importante e continuo confronto fra ricercatori, legislatori, produttori e impianti, per focalizzare le tecniche da inserire nei BREF (Best Reference Documents) europei come tecniche di riferimento per il settore in relazione ai livelli che si vogliono raggiungere, assunto che il concetto di “Zero PFAS” scientificamente non è accettabile.
L’ultimo intervento è stato quello di Rachel Houssiere, application engineer di Chemviron, che ha illustrato l’applicazione dei carboni attivi nei diversi settori industriali e della depurazione, oltre che i notevoli sforzi di ricerca applicativa dei laboratori Chemviron in Belgio. I carboni attivi sono una tecnica ampiamente nota e utilizzata per la rimozione dei PFAS dalle matrici liquide, con il grande valore aggiunto della completa distruzione dei PFAS nel processo di rigenerazione e riattivazione del carbone.
Isabella Stilo, CEO di Erica Srl, afferma: “Dal 2017 abbiamo approcciato la tematica PFAS con lo scopo di realizzare una tecnologia che permettesse la loro rimozione dal percolato di discarica e questo percorso di ricerca ci ha portato a cogliere la complessità di questa tematica. Oggi, nel nostro lavoro di divulgazione sugli inquinanti emergenti, abbiamo compreso quanto sia importante coinvolgere l’intera filiera, dai produttori alle aziende di trattamento rifiuti e alle istituzioni. Anche il consumatore deve essere necessariamente informato, senza creare allarmismo e con totale trasparenza verso la complessità del problema”.