Biometano dai rifiuti: RE2sources punta su energia e trasparenza

Valorizzare i rifiuti organici significa produrre energia pulita, ridurre l’impatto ambientale e promuovere una vera economia circolare. È il modello del Gruppo RE2sources, che, attraverso sei impianti distribuiti sul territorio italiano, trasforma FORSU e sottoprodotti animali in biometano, compost e CO₂ riutilizzabile, puntando a un futuro sempre più sostenibile

Alessandro Massone, presidente del Gruppo RE2sources – tra i leader italiani nella produzione di biometano ottenuto dal trattamento di scarti organici, rifiuti e sottoprodotti di origine animale – ci racconta come mettendo al centro del proprio modello di business una gestione coordinata di impianti di terzi e valorizzando i rifiuti, oltre che produrre energia pulita si protegge anche l’ambiente.

RE2sources è un’azienda di proprietà del fondo infrastrutturale Arjun Infrastructure Partners, fondo che controlla un gruppo di aziende, tra cui il Gruppo RE2sources, che possiede sei impianti di biometano, di cui cinque avviati e il sesto in costruzione. Entriamo nei dettagli con un’intervista ad Alessandro Massone, presidente del Gruppo RE2sources.

Alessandro Massone, presidente del Gruppo RE2sources

Ci può spiegare meglio di cosa vi occupate in questi impianti?

Noi ci avvaliamo di avanzate tecnologie grazie alle quali produciamo 25 milioni di m3 di biometano derivante dalla trasformazione di 250.000t di FORSU (frazione organica del rifuito solido urbano) e sottoprodotti di origine animale di categoria 2 e 3. I cinque impianti già avviati sono sparsi per il territorio italiano: ne abbiamo due nel Lazio, uno in Lombardia, uno in Puglia e uno in Sardegna. Da quasi tutti produciamo biometano che viene poi immesso nella rete del gas nazionale, tranne che dall’impianto situato in Sardegna nel quale, non essendo presente la rete di trasporto del metano, produciamo energia elettrica e compost di alta qualità. In ogni caso, per questo impianto stiamo valutando di produrre biometano da liquefare, però siamo ancora in fase valutativa e non abbiamo avviato le richieste autorizzative in tal senso.

Questo aspetto è interessante, quindi voi non producete soltanto biometano?

No, produciamo anche CO2 e compost per l’agricoltura.

Dal trattamento della FORSU otteniamo biogas, che è composto dal 60% di metano e dal 40% di anidride carbonica. Attraverso un processo di purificazione separiamo la CO2 per ottenere una concentrazione di metano superiore al 97%, ovvero il biometano. La CO2 separata, che è pura al 99,99%, viene recuperata e liquefatta, e viene venduta alle aziende che si occupano dei gas tecnici – che a loro volta la rivendono a industrie quali quella tessile e del conciario. A tal proposito, stiamo anche valutando la possibilità di certificare la CO2 separata per l’uso alimentare. La CO2 viene anche legata alla calce per creare carbonato di calcio, che viene poi aggiunto al digestato (il residuo del processo di digestione anaerobica attraverso cui otteniamo il biogas) così da creare un compost di alta qualità, che garantisce al terreno un incremento del pH – ideale soprattutto per i terreni acidi.

E come gestite invece il rapporto con il privato?

RE2sources ha come scopo quello di fornire la massima trasparenza tra pubblico e privato. Per ottenere quest’obiettivo cerchiamo di spiegare il funzionamento di questi impianti alla cittadinanza evidenziando come questi si integrino nel territorio, dando la possibilità di produrre risorse dai rifiuti (la cosiddetta “fine dei rifiuti”) e creare una vera economia circolare e virtuosa, che genera benefici alla comunità.

Se non vado errato, c’era un filosofo che diceva che il sonno della ragione genera mostri, ovvero che abbiamo paura di quello che non conosciamo. Per questo i nostri impianti sono aperti alla cittadinanza; è infatti importante riuscire a far capire che questi non sono altro che un apparato digerente di dimensioni più grandi, dotato dei medesimi batteri che abbiamo nel nostro intestino. Così anche i singoli cittadini raggiungono la consapevolezza che la nostra tipologia di impianti si integra perfettamente con la vita e con la natura.

Nell’ottica di mantenere dei rapporti estremamente trasparenti con il vicinato e per tutelarlo, prendiamo sempre in seria considerazione ogni segnalazione che riceviamo perché questo ci permette di migliorare. E, ogni volta che è necessario, apriamo le porte ai comitati cittadini per poter fare una verifica congiunta e appurare la fondatezza delle segnalazioni ed, eventualmente, spiegare il perché della situazione.

Quest’anno abbiamo anche iniziato a organizzare delle visite con le scuole medie e superiori nei nostri impianti, perché riteniamo importante l’educazione ambientale per formare generazioni sempre più consapevoli.

Guardando invece al futuro, quali sono i vostri progetti?

L’obiettivo è quello di espanderci attraverso l’acquisizione di altri sei-dieci nuovi impianti, distribuiti lungo il territorio italiano per dare un servizio sempre più capillare che abbatta, quindi, i costi e gli impatti ambientali dovuti al trasporto del gas. Inoltre, vorremmo anche verticalizzare la nostra attività, sfruttando ad esempio quel 10% di plastiche che vengono separate dall’organico (sacchetti di plastica e altro). Queste possono, infatti, essere trattate, ripulite e recuperate per essere reimmesse all’interno del ciclo produttivo e generare quindi nuove risorse.

Considerando che al momento trattiamo 250.000t di FORSU e che l’obiettivo è quello di crescere fino a trattarne 400.000t, stiamo parlando di circa 40.000t di plastiche, che giustificano un impianto a sé che permetterebbe, in Italia, una raccolta differenziata a impatto zero.

Ambiente Magazine

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