Gli animali da compagnia e le problematiche dei rifiuti

Perché non pensare al futuro con materiali virtuosi?

Occorre al più presto mettere al bando i sacchetti igienici di plastica, traversine, lettiere e tutti quei prodotti che hanno a che fare con il monouso igienico degli animali da compagnia, come è successo con la recente SUP per l’ambito umano, e obbligare attraverso norme specifiche la produzione e l’utilizzo di monouso igienici compostabili per il mondo del pet

Sono anni che il mercato degli animali da compagnia è in costante aumento, passando da economia di nicchia a uno dei mercati trainanti per l’economia nazionale, soprattutto grazie alla pandemia che ha sensibilizzato la cura degli animali e ha evidenziato come un animale da compagnia in casa possa alleviare di molto la quotidianità. Infatti, secondo l’ultimo rapporto Assalco Zoomark 2021, che è uscito a metà novembre, gli animali da compagnia nelle case italiane ammontano a 62,1milioni di esemplari (suddivisi in cani, gatti, pesci, uccelli, roditori e rettili) che, rapportato al dato del 2019 – 60 milioni di esemplari – mostra un impennata senza precedenti.
La crescita più grande è stata per i cani, vere e proprie star del primo lockdown nazionale di primavera del 2020, dal momento che nell’ultimo anno sono aumentati di ben 1,2 milioni di esemplari passando da 7 milioni a 8,2 nelle case italiane.
Leggendo questi dati colpisce la cura degli italiani per gli animali domestici, assunti finalmente a membri di famiglia con tutte e le attenzioni del caso che si meritano per una vita sana al nostro fianco, poiché la loro attenzione è incondizionata nei nostri confronti, ma evidenzia anche un altro fattore: tutto questo mercato in forte crescita produce un aumento di volume di rifiuti che fino ad oggi poco è importato alle autorità competenti. Tra tutti gli animali domestici quelli che producono più rifiuto sono sicuramente i cani e i gatti. Per quest’ultimi il mercato è già direzionato negli ultimi anni, fortunatamente, verso le lettiere vegetali e compostabili certificate che si possono smaltire nel rifiuto organico anche se ancora non c’è una direttiva nazionale che risalti e renda obbligatoria questa buona norma che sempre più proprietari di gatti stanno attuando.
I cani invece, a differenza dei gatti, devono essere portati fuori casa per espletare i propri bisogni e il proprietario è obbligato a raccogliere i loro escrementi come da direttiva del Ministero della Salute n. 209 del 06/08/2013 e questi ad oggi vengono raccolti per la quasi totalità in sacchetti i di plastica della più bassa qualità e di importazione dall’estremo oriente. Ovviamente quando si raccoglie una deiezione con un sacchetto di plastica questo non può più essere riciclato, per il suo contenuto, nella plastica e quindi la commistione dei due prodotti porta obbligatoriamente a gettare il rifiuto nell’indifferenziata. Ma ci siamo mai chiesti quanti sacchetti con deiezioni finiscono nelle discariche ogni anno?
Il numero preciso è impossibile saperlo, ma il conto è presto fatto. 8,2 milioni cani che defecano con una media di 2 volte al giorno per tutti i i giorni dell’anno producono, solo in Italia, quasi 6 miliardi di deiezioni all’anno; ammettendo che di queste solo un quarto vengono raccolte – infatti purtroppo in giro per le città se ne vendono ancora troppe di deiezioni non raccolte – siamo di fronte a 1,5 miliardi di piccoli sacchetti in plastica che ogni anno intasano le nostre discariche e gli inceneritori di rifiuti. Per cercare di immaginare quanto materiale si getta via ogni anno dopo trenta secondi di utilizzo ricordiamo che un sacchetto è lungo in media 30 centimetri e moltiplicandolo per 1,5 miliardi si ottiene una pellicola in plastica inquinante lunga 450.000 chilometri e larga 20 cm, pari a dieci volte la circonferenza della terra. Tutto questo avviene in Italia; in Europa ci sono circa 90 milioni di cani da compagnia che in maniera simile vengono trattati e gestiti.

Siamo di fronte a un inquinamento assurdo e immotivato dell’ambiente e a una saturazione delle discariche con prodotti inquinanti e difficilmente degradabili.
È immotivata e assurda perché già la direttiva europea 532/2000 identifica la deiezione dell’animale da compagnia come rifiuto organico (avente codice rifiuto 020106) e per attuarla basterebbe obbligare la raccolta delle deiezioni canine con sacchetti compostabili certificati secondo la norma UNI EN 13432:2002 così che la commistione sacchetto compostabile e deiezione porterà ad avere un rifiuto differenziabile nell’organico. Già molte amministrazioni pubbliche hanno iniziato a far differenziare la deiezione dell’animale da compagnia nell’organico, così che negli impianti di compostaggio industriale dopo 3 mesi diventa terriccio, ma per avere una svolta nazionale occorre al più presto mettere al bando i sacchetti igienici di plastica, traversine, le teiere e tutti quei prodotti che hanno a che fare con il monouso igienico degli animali da compagnia, come è successo con la recente SUP per l’ambito umano, e obbligare attraverso norme specifiche la produzione e l’utilizzo di monouso igienici compostabili per il mondo del pet. Solo così possiamo avere un attenzione e un rispetto elevato per l’ambiente in cui viviamo.

DIRETTIVA EUROPEA SUP (SINGLE USE PLASTICS)

Il 2021 sarà ricordato non solo per la pandemia, ma anche per l’entrata in vigore della direttiva europea SUP (Single Use Plastics), volta a ridurre l’utilizzo di tanti – fin troppi – monouso prodotti in plastica che quotidianamente ognuno di noi ha utilizzato per pochi atti mi e poi gettato nella pattumiera. Questa malsana abitudine durata decenni ha portato a colmare fino alla saturazione le discariche di tutto il mondo e, cosa assai peggiore, a inquinare in maniera pressoché irreversibile tutto il pianeta dato che l’eccessivo utilizzo di plastiche e la noncuranza generalizzata dell’essere umano ha fatto sì che ora dobbiamo affrontare il grave problema dell’inquinamento da plastiche dei mari e del suolo.
Il SUP, però, interviene solo nella sfera dei monouso che quoti dianamente noi persone usiamo per nostro consumo come bicchieri, cotton fioc, sacchetti
per la spesa, etc. e tralascia altri ambiti altrettanto inquinanti per l’ambiente
come ad esempio i monouso per il mondo del pet.

Ambiente Magazine

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