Foreste vetuste e antichi alberi: un tesoro di natura, vita e cultura

L’importanza delle foreste vetuste e degli antichi alberi nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e la loro conservazione e gestione sono i temi posti al centro della Conferenza Internazionale, promossa dall’Arma dei Carabinieri, che si svolge a Firenze l’1 ottobre e a Vallombrosa il 2 e 3 ottobre


Le foreste vetuste sono piccole isole di natura incontaminata, cuore pulsante del patrimonio naturale nazionale. La conservazione e la gestione di questi scrigni di biodiversità è fondamentale per la mitigazione degli effetti causati dai cambiamenti climatici e per la produzione di effetti benefici per la salute e la qualità della vita in generale.

Questo il focus della Conferenza Internazionale “Old – Growth Forests and Ancient Trees” che l’Arma dei Carabinieri, in collaborazione con le autorità di Governo ed enti di studio e ricerca, nonché con il contributo di autorevoli partners, ha organizzato a Firenze oggi, 1 ottobre presso il Salone dei 500 di Palazzo Vecchio e il 2 e 3 ottobre a Vallombrosa presso il Salone del Capitolo dell’Abbazia di San Giovanni Gualberto.Il tema del convegno, che si svilupperà con la previsione di un’agenda fitta di interventi da parte di esperti della materia di notevolissimo spessore e di fama internazionale, sarà affrontato da molteplici prospettive per dare spazio ad una maggiore conoscenza dell’argomento ma anche al confronto e alla riflessione, con lo scopo di stimolare nuovi progetti di forestazione e lo sviluppo di approcci e soluzioni innovative.

Al centro del dibattito le foreste vetuste come ecosistemi unici, di eccezionale e insostituibile importanza, dove il disturbo antropico è assente o trascurabile. Esse rappresentano il libro aperto in cui leggere l’intima essenza della natura e il complesso rapporto tra evoluzione naturale e sviluppo umano sostenibile. La loro storia affonda le radici in quella dei paesi che le ospitano, accompagnandone spesso la crescita.

Le foreste vetuste sono contraddistinte da un’elevata eterogeneità strutturale e funzionale e ospitano una flora e una fauna caratteristica assolutamente unica. Sono custodi di preziosi depositi di carbonio fondamentali per studiare gli impatti del cambiamento climatico in aree ove l’influenza antropica è ridotta.

In Italia, dagli anni ’80 del secolo scorso, è progressivamente aumentata l’attenzione culturale e scientifica nei confronti di queste formazioni. Da un primo censimento realizzato internamente ai Parchi nazionali emersero circa 70 foreste con le caratteristiche di vetustà anche se, in molte aree al di fuori delle aree protette, si incontrano lembi di foreste non più utilizzate o volontariamente lasciate alla loro naturale evoluzione.

Negli ultimi anni, grazie alla Strategia Forestale Europea e Nazionale e al Testo Unico sulle Foreste, nell’aprile del 2023, è stata istituita la ‘Rete Nazionale dei Boschi Vetusti’ con il contributo diretto delle regioni. Tutto questo anche perché attualmente l’Italia è uno dei Paesi che a livello europeo ha inserito nella rete continentale numerosi boschi vetusti, esempi di foreste legate alla complessa ricchezza di specie arboree anche endemiche che caratterizza la biocora mediterranea.

La tutela della biodiversità promossa dalla Convention on Biological Diversity (CBD), il piano di ripristino della natura previsto dal Regolamento Comunitario recentemente approvato (Nature Restoration Regulation) e l’implementazione della rete nazionale dei boschi vetusti, produrranno un ulteriore aumento, a livello planetario, di foreste vetuste.

Di grande rilievo è anche l’attenzione da parte dell’UNESCO nei confronti di questi straordinari ecosistemi, avendo incluso nel patrimonio dell’umanità anche il sito transnazionale delle “Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa” presenti in 18 paesi europei e che in Italia contano, attualmente, n°13 siti, gran parte di essi compresi all’interno di Riserve Naturali o Aree demaniali gestite dal Raggruppamento Carabinieri Biodiversità.

Le foreste vetuste hanno anche un grande valore culturale, perché ci riconnettono con le foreste primigenie e con una plurimillenaria storia umana di convivenza. Esse rappresentano anche dei luoghi profondamente spirituali dove la grandiosità della natura incontaminata conduce l’essere umano a riflessioni sul proprio essere e sul proprio rapporto con il creato. Meritano, insomma, un approccio sistemico, interdisciplinare che fornisca strumenti capaci di arrivare al cuore, oltre che alla mente, delle persone, come leva di consapevolezza e responsabilità attraverso differenti chiavi interpretative:

  1. naturalistica, perché ospitano una flora e una fauna caratteristica legata alla rigorosa mancanza di disturbo antropico;
  2. ecologico climatica, perché sono preziosi depositi di carbonio e risultano fondamentali per comprendere gli impatti del cambiamento climatico in contesti a prevalente dinamismo naturale in aree libere dall’influenza delle attività antropiche;
  3. selvicolturale, perché l’assenza di influenza antropica diretta consente lo studio delle dinamiche naturali e offre validi elementi per lo sviluppo della silvicoltura e la gestione sostenibile delle risorse forestali;

4.culturale e spirituale, poiché le foreste vetuste hanno un grande valore culturale, visto che ci riconnettono con una plurimillenaria storia umana di convivenza. Basti pensare al decennale della più importante enciclica dedicata dalla chiesa cattolica alla protezione del creato, “Laudato Si”, che unitamente all’avvio delle celebrazioni per l’ottocentesimo anniversario della morte di San Francesco d’Assisi e all’ottocentesimo anniversario della scrittura del Cantico delle Creature, rappresentano un ulteriore spunto di riflessione di grandissimo valore.

Una conferenza “itinerante”

L’apertura dei lavori si tiene a Firenze, sede della prima Facoltà italiana di Scienze Forestali e dell’omonima Accademia. Poi proseguirà, nei due giorni successivi, a Vallombrosa che, per la presenza della millenaria foresta, curata da oltre un secolo dai Carabinieri Forestali, dei più imponenti ed antichi arboreti sperimentali italiani e della maestosa Abbazia Benedettina, rappresenta il punto di congiunzione ideale tra tutti i temi trattati nella Conferenza. In particolare, sia la Foresta e sia la straordinaria Abbazia sono il frutto della sapienza dei monaci Vallombrosani, discendenti di San Giovanni Gualberto, che per mille anni hanno fatto di Vallombrosa la propria sede spirituale.

Successivamente con la presenza delle prime istituzioni forestali nazionali, già ai tempi di Firenze capitale d’Italia, questa straordinaria località, con la sua meravigliosa foresta, è diventata il riferimento storico, culturale e spirituale di tutti i forestali d’Italia, amata e citata da poeti e scrittori italiani e stranieri come George Perkins Marsh, fondatore dell’ecologia scientifica e primo ambasciatore degli Stati uniti in Italia, che proprio a Vallombrosa morì nel 1882.

Ambiente Magazine

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