Madagascar, il mare dei Vezo

di Luciana Francesca Rebonato, direttore editoriale di AMBIENTE Comunità Sostenibili Lf.rebonato@visitalymaps.com –Lucianafrancesca.rebonato@gmail.com

______

Il mare, di un turchese ostinato che non finisce mai. La costa,
quasi cinquemila chilometri di paesaggi dai contrasti decisi. L’entroterra,
con foreste pluviali, cattedrali carsiche di tsingy e parchi naturali mentre un respiro di spezie soffia verso distese di sabbia e di canyon plasmati dal vento.
È il Madagascar, uno dei maggiori hotspot di biodiversità al mondo

È un Paese che sfugge alle definizioni facili, il Madagascar. Come i suoi Vezo, i “nomadi del mare”, che trascorrono la vita navigando a bordo delle loro piroghe a bilanciere – piccole e leggere -, sospinte dagli alisei meridionali che soffiano nel canale del Mozambico. Vivono in simbiosi con l’oceano, i Vezo, e sono determinati a proteggerlo, spostandosi in continuazione lungo le coste sud-occidentali del Madagascar, sfruttando l’alternarsi dei venti e delle maree che agitano le acque al Tropico del Capricorno. Quando la sera toccano terra, trasformano le vele quadre delle imbarcazioni in tende improvvisate sotto cui trascorrere la notte. E l’indomani tornano a navigare. In perenne movimento, i Vezo vivono in simbiosi con il mare. Ed è un luogo da conoscere proprio a iniziare dal suo mare, il Madagascar, partendo dallo spaccato settentrionale dove spicca Nosy Be, che deve il suo soprannome di “isola dei profumi” alle piantagioni di ylang-ylang e all’eco di spezie che sprigionano fragranze nell’aria.

A ritmo di oceano. E non solo

Nosy Be ha duecento chilometri di costa. Non sono pochi. E lungo questi duecento chilometri si susseguono alcune delle spiagge più note del Madagascar. Spiagge di sabbia chiara e un mare limpido con tonalità che vanno dal turchese al verde chiaro a seconda della luce, della profondità, dell’umore del cielo. All’interno, invece, il paesaggio cambia. I laghi vulcanici disegnano una geografia diversa, più intimista. Il Lac Salé, per esempio, dalle acque salate e dall’inconfondibile colore rosato dovuto alla presenza della microalga Dunaliella salina, che produce un pigmento rosso quando è esposta alla luce solare. Il Lac Andilana, invece, è di un blu scuro, netto, quasi severo. Poi c’è l’orizzonte. E sull’orizzonte galleggiano decine di isolotti. Non sono famosi e non hanno nomi da cartolina, ma sono forzieri preziosi di qualcosa che altrove si è perso: il silenzio. Virando a est, nel Madagascar orientale spicca l’Ile Sainte Marie, una scheggia di terra che si allunga fiera al largo di Soanierana Ivongo, scortata da sette sorelle minori dai nomi che rievocano mari lontani, raggruppate per la maggior parte sul lato meridionale. L’Ile Sainte Marie è una meta molto gettonata dai viaggiatori che amano rilassarsi al sole sulle sue spiagge orlate da palme da cocco anche se l’isola offre molto anche a coloro che preferiscono un approccio meno statico: le zone interne sono da visitare all’insegna dello slow tourism, a piedi o in sella a due ruote, mentre il regno di Nettuno è la quinta di innumerevoli sport acquatici. E sempre a proposito di acqua, Sainte Marie è considerata anche “l’isola delle balene”, che non esitano a percorrere 5mila chilometri – partendo dall’Antartide – per ritrovarsi qui – e partorire – da luglio a settembre in queste acque.

Dune mosse e Varatraza

Nel Madagascar meridionale i riflettori si accendono su Toliara, la “città bianca”, così chiamata dai suoi abitanti: sotto il sole implacabile di queste latitudini, le facciate delle abitazioni riflettono la luce con un’intensità tale che sembrano quasi brillare. In quest’area il paesaggio è estremamente eterogeneo: dune sabbiose che serpeggiano lungo la costa, pianure che sembrano tuffarsi nel mare, la frenesia dei vicoli che irrompe nella quiete delle spiagge. E poi c’è Tolagnaro, un monile costiero dalla bellezza sfrontata: sabbia fine e quasi impalpabile, un oceano pullulante di vita e Varatraza, il vento sempre presente, che invita a domare le onde con la tavola da surf. L’entroterra qui è un mosaico di mondi opposti, dall’esuberanza della vegetazione all’aridità tagliente del continente. Nel Madagascar occidentale si trova invece Mahajanga, la seconda città portuale della destinazione, situata alla foce del Betsiboka. Un susseguirsi di spiagge di sabbia bianca, a nord e a sud della città, con un lungomare ritmato da palme, bouganville e baobab, una “città dei fiori” dalla marcata influenza indo-araba che ha lasciato il segno sulle sue architetture, dominate da dimore cubiche e porte lavorate. Da esplorare, infine, è la regione del Morondava, che deve il suo nome ai sedimenti lateritici caricati dai fiumi Mangoky e Manambolo. Morondava è una cittadina di mare, un gomitolo di strade sabbiose e abitazioni in legno ed è anche un ottimo punto di partenza per una visita al Parc National des Tsingy de Bemaraha. All’estremità meridionale di Morondava si distendono le paludi di mangrovie, da esplorare, anche – e soprattutto – in piroga. Ecco – in estrema sintesi – il Madagascar. Non solo spiagge e profumi bensì un’isola complessa, che chiede tempo e attenzione, da guardare con occhi che non si accontentano della prima impressione. Un luogo che chiede di essere capito, non solo ammirato. E chi ci va, se davvero guarda, non torna indifferente.

Acqua per la vita

Il Madagascar si trova ad affrontare sfide significative nella gestione e nell’accesso all’acqua, ma sono in corso importanti iniziative per proteggere e migliorare le sue risorse idriche. Questi progetti sono promossi dal governo, da organizzazioni internazionali, dalle comunità locali e dalle Ong. Di seguito alcune aree di intervento-chiave.

Migliorare l’accesso a fonti idriche sicure e sostenibili:

– Costruzione e riabilitazione di pozzi

Organizzazioni come “The Madagascar Water Project” sono attivamente coinvolte nella perforazione di nuovi pozzi e nella ricostruzione di sistemi idrici esistenti nelle comunità rurali, garantendo a centinaia di migliaia di persone l’accesso ad acqua potabile.

– Sistemi idrici alimentati a energia solare

Progetti come “Mila Rano” stanno implementando sistemi di approvvigionamento idrico alimentati a energia solare per fornire acqua pulita, riducendo al contempo la dipendenza dalla legna per bollire l’acqua, contrastando la deforestazione.

– Raccolta dell’acqua piovana

Iniziative come il “Progetto Tatirano” si concentrano sulla fornitura alle comunità di sistemi di raccolta dell’acqua piovana come fonte sostenibile di acqua pulita.

– Chioschi d’acqua e reti di distribuzione

In Madagascar, dove l’accesso all’acqua potabile è limitato, questi sistemi sono essenziali per migliorare la salute pubblica e le condizioni di vita, soprattutto nelle aree rurali.

Gestione integrata delle risorse idriche (IWRM, Integrated Water Resources Management):

– Progetto nazionale per l’acqua

Il governo del Madagascar ha avviato importanti progetti come il “Progetto nazionale per l’acqua”, per migliorare i servizi idrici nelle principali aree urbane e in alcune secondarie, mirando allo sviluppo infrastrutturale e istituzionale.

Iniziative per una gestione equa delle risorse idriche

– Progetti come “Marindrano” puntano a promuovere una gestione più equa delle risorse idriche coinvolgendo le parti interessate, comprese le comunità locali, nello sviluppo di piani d’azione.

_____

Biodiversità: il domani è adesso

Per mantenere la biodiversità nel Madagascar è necessario interrompere la deforestazione, proteggendo in modo concreto le foreste rimanenti, concentrandosi parallelamente sull’introduzione di miglioramenti socio-economici per la popolazione malgascia.

Combattere la deforestazione

Il governo del Madagascar si è impegnato a piantare 40mila ettari di foreste l’anno. Insieme alle organizzazioni locali, il Wwf promuove anche la riforestazione in aree specifiche, come Atsimo-Andrefana e Menabe.

Piantumazione di 890mila mangrovie

Nel corso degli ultimi sei anni, il paesaggio del Madagascar ha subìto un’ingente trasformazione grazie al progetto di riforestazione che ha visto la piantumazione di 890mila alberi di mangrovie. Questa iniziativa ha messo in evidenza il potere delle soluzioni basate sulla natura per contrastare gli effetti del cambiamento climatico: le mangrovie, infatti, sono eccellenti nel catturare il carbonio, contribuendo a ridurre i gas serra nell’atmosfera.

Ambiente Magazine

AD BLOCKER DETECTED

Abbiamo notato che stai usando un AdBlocker. Questo sito sopravvive grazie alle pubblicità, che ci assicuriamo che siano informative, legate al mondo dell'ambiente e non invasive. Ti chiediamo quindi cortesemente di disattivare l'AdBlocker su questo sito. Grazie!

Please disable it to continue reading Ambiente Magazine.