La sostenibilità ambientale deve essere una priorità, se in principio sono state le proteste degli attivisti di Fridays For Future con Greta Thunberg a sensibilizzare governi e multinazionali sull’importanza di mantenere in salute il Pianeta, oggi è l’opinione pubblica a rispondere concretamente al problema. Basti pensare che secondo un recente sondaggio pubblicato da Environmental Leader ben il 74% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più per un prodotto dal packaging sostenibile. Ma se molto è stato detto, poco è stato fatto: secondo uno studio effettuato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy infatti soltanto il 25,4% dei prodotti alimentari nella GDO riporta in etichetta le informazioni necessarie su come smaltirne correttamente la confezione e solo il 6,2% dei prodotti ha un packaging completamente riciclabile.
Questo significa che il 74,6% dei prodotti non riporta alcuna informazione. Carenze che rappresentano un enorme problema per l’ambiente: il peso del packaging determinato dagli acquisti di prodotti di largo consumo degli italiani nel 2019 ammonta infatti a quasi 3 milioni di tonnellate. Il futuro però appare più roseo: un’indagine di Markets and Markets pubblicata su Food Packaging Forum stima che il mercato globale dei packaging eco-friendly passerà dagli attuali 174,7 miliardi ai 249,5 miliardi di valore entro il 2025 (+42,8%), registrando un tasso annuo di crescita composto del 7,4%. Sono sempre di più infatti le aziende che investono sulla sostenibilità, come l’italiana Vitavigor, pronta a lanciare una nuova linea di snack con carta 100% riciclabile.
“Soprattutto negli ultimi tempi i discorsi generatisi intorno al tema della sostenibilità e del riciclo hanno permeato tutti gli ambiti della nostra vita e non possono più essere ignorati, né dalle istituzioni né dalle aziende – ha affermato Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor – uno sguardo verso un futuro più green nei consumi che possa determinare il bene per l’ambiente in cui viviamo.
![](https://ambiente.news/wp-content/uploads/2022/05/prodotti-alimentari1-1024x512.jpg)
Ma quali sono le aree merceologiche che comunicano maggiormente la riciclabilità dei packaging sulle etichette?
Secondo lo studio di Osservatorio Immagino di GS1 Italy, ai primi posti possiamo trovare l’ortofrutta (43,7%), il freddo (41,5%) e la drogheria alimentare (31,8%), seguiti dal fresco (26,5%), il cura casa (24,3%) e le carni (14,6%). Le percentuali dei prodotti che indi- cano la possibilità di riciclo restano basse invece per quanto riguarda le bevande (14,6%), il pet care (13,1%) e la cura persona (11,5%).
Per quanto riguarda invece i prodotti all’interno delle singole categorie merceologiche, l’acqua minerale trionfa con il 100% delle referenze dichiarate totalmente o largamente riciclabili sull’etichetta. Poco più in basso, con oltre il 90% delle referenze, abbiamo il cura casa, con prodotti per detergenza bucato e stoviglie, le bevande piatte e gassate, le carni e l’ortofrutta, mentre intorno all’80% ci sono i prodotti di drogheria alimentare, del fresco, del freddo e del petcare. Infine, fra i prodotti con il minor grado di riciclabilità del packaging ci sono i preparati e i piatti pronti (41,2%), i prodotti da ricorrenza (30,7%) e i condimenti freschi (25,3%).
La sostenibilità a fico, il parco sul cibo a Bologna
![](https://ambiente.news/wp-content/uploads/2022/05/prodotti-alimentari2-1024x515.jpg)
FICO Eataly World è stato realizzato con una particolare attenzione alla sostenibilità, con 55.000 mq di impianto fotovoltaico su tetto (uno dei più grandi d’Europa, in grado di generare 6 milioni di kwh di energia pulita) sistemi avanzati di teleriscaldamento e l’uso estensivo di materiali green e riciclabili. Tutte le attività a FICO vengono strutturate in un’ottica di economia circolare e tutti gli operatori utilizzano i prodotti che hanno origine nel parco: così, ad esempio, le piadine romagnole che si possono gustare a FICO vengono farcite con la mortadella prodotta dalla fabbrica delConsorzio, che a sua volta distribuisce la birra dal birrificio all’interno di FICO e così via. Questo permette di realizzare una reale rete alimentare a KM 0 fra la produzione di birra, pane e i prodotti delle 13 fabbriche presenti nel parco.
Diverse anche le attività di sostenibilità sociale e ambientale come dimostrano ad esempio i 20mila kg di alimenti invenduti donati ad associazioni che assistono persone bisognose, o come i 20 milioni di piatti, bicchieri e posate biodegradabili utilizzate all’interno del parco per ridurre drasticamente l’impiego della plastica monouso. L’impegno del parco verso queste tematiche si riflette anche nel sostegno a Fondazione FICO, l’organizzazione non profit che opera per la promozione dell’educazione alimentare e del consumo etico, intesi come le basi per uno stile di vita sano e responsabile.